INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: PIETRO DI NATALE, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE FERRARA ARTE

Pubblicato in Interviste, News

05 Mar 23 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: PIETRO DI NATALE, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE FERRARA ARTE

Pietro Di Natale è Direttore della Fondazione Ferrara Arte da settembre 2020.

Bolognese, classe 1981, è storico e critico d’arte. Autore di numerose pubblicazioni, si occupa di pittura e scultura dal Quattrocento alla fine del Settecento con particolare attenzione al contesto bolognese ed emiliano. Tra le tante mostre organizzate a Ferrara sotto la sua direzione, oltre a quella appena inaugurata a Palazzo dei Diamanti (Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, fino al 19 giugno 2023), conviene ricordare almeno Antonio Ligabue. Una vita dartista (Palazzo dei Diamanti, 2020-2021); Giovanni Battista Crema. Oltre il divisionismo (Castello Estense, 2021); Il sogno di Ferrara. Adelchi-Riccardo Mantovani (Castello Estense, 2022); Carlo Guarienti. La realtà del sogno (Castello Estense, 2022-23); Piero Guccione. Mistero in piena luce (Padiglione dArte Contemporanea, 2022-23).

Gli abbiamo chiesto la sua visione su Palazzo dei Diamanti e i progetti in corso per questo importante luogo di cultura dell’Emilia Romagna.

 

Palazzo dei Diamanti a Ferrara è stato riaperto dopo un importante intervento di restauro e riqualificazione degli spazi espositivi. Cosa è stato fatto?

Il progetto – firmato dagli architetti Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori (Labics) – è consistito in una serie di interventi finalizzati da una parte al restauro e alla valorizzazione del complesso e dall’altra al rinnovamento degli spazi espositivi e degli esterni. Le sale al piano terra, dove si svolgono le mostre organizzate dalla Fondazione Ferrara Arte, sono state dotate di nuove pareti che celano impianti di ultima generazione atti a garantire le migliori prestazioni termo-igrometriche. Sono state realizzate nuove pavimentazioni in terrazzo alla veneziana e portali in ottone brunito che rimarcano la sequenza spaziale del palazzo rinascimentale. Negli ambienti dell’ex Museo del Risorgimento sono stati ricavati nuovi spazi: una caffetteria, un grande bookshop, una sala didattica e una polifunzionale. Inoltre sono stati riqualificati i cortili interni. L’intervento più rilevante è stata la realizzazione del collegamento tra le due ali del Palazzo. Come è noto il corpo principale dell’edificio ha uno sviluppo planimetrico dalla forma aperta, dotato di un cortile principale, contiguo al loggiato di accesso, che si affaccia direttamente sul giardino retrostante filtrato solamente da un diaframma che funge da fondale prospettico. Il nuovo progetto di collegamento tra le due ali consiste in una struttura leggera ed essenziale realizzata in legno che si estende nel giardino, rimarcandone le geometrie principali. Questa elegante passerella – dotata di tamponamenti vetrati scorrevoli che consentono, nella bella stagione, l’apertura completa – non solo collega le due ali del palazzo ma appartiene, proprio per la sua natura effimera, al giardino, anch’esso completamente riqualificato.

 

Labics – Palazzo dei Diamanti – photo © Marco Cappelletti, courtesy Labics

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Parliamo ora, Direttore, dell’importante mostra che segna la riapertura dello spazio espositivo di Palazzo dei Diamanti: Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa. Cosa possono scoprire i visitatori di questi due grandi maestri ferraresi? 

La mostra è la prima tappa di un ambizioso progetto intitolato Rinascimento a Ferrara: da Borso ad Alfonso II dEste che indagherà la vicenda storico-artistica del periodo compreso tra l’elevazione della città a ducato (1471) e il suo passaggio al diretto controllo dello Stato Pontificio (1598). Cade novant’anni dopo la celebre Esposizione della pittura ferrarese del Rinascimento, inaugurata il 7 maggio 1933 nelle sale del piano nobile di Palazzo dei Diamanti. Da essa è nato, concepito come un lungo saggio-recensione, uno dei capolavori della critica d’arte e della letteratura italiana del Novecento, l’Officina ferrarese di Roberto Longhi, pubblicata l’anno seguente: da quel momento la scuola di Ferrara ha acquisito una sua precisa identità ed autonomia. Lo dimostra la nostra mostra, che parte da Ercole de’ Roberti, «genio numero tre della pittura ferrarese» (si intende, per cronologia e non per importanza, accanto a Cosmè Tura e Francesco del Cossa) per merito del quale, come sottolineava Longhi, «Ferrara siede, verso l’ultimo decennio del secolo, più alto che qualunque altro punto d’Italia». Artista dalla fantasia inesauribile, dalla tecnica impeccabile e dall’espressività intensa, Ercole consegue infatti nelle sue opere un equilibrio di vigore e misura che lo rende uno dei più grandi maestri del tardo Quattrocento. Muore ancor giovane mentre è pittore di corte degli Este, e i suoi capolavori sono da subito molto ricercati dai collezionisti, tanto che a Ferrara rimangono soltanto due piccoli dipinti.

Lorenzo Costa, di dieci anni più giovane, è l’unico artista in grado di raccoglierne l’eredità, di trasformarla e di traghettarla nel nuovo secolo. Quando Ercole lascia Bologna, Lorenzo gli subentra presso i committenti più prestigiosi, guadagnandosi una posizione di rilievo nell’ambiente felsineo. Qui matura un linguaggio più morbido, più moderno e aggiornato sulle novità di Perugino e, più in generale, della cultura centroitaliana. Grazie alla sua meritata fama, diventa pittore alla corte dei Gonzaga a Mantova. Nell’arco di quasi mezzo secolo il suo stile conosce una trasformazione profonda, una evoluzione consapevole verso la modernità.

La mostra accoglie quindi il visitatore nel clima della seconda metà del Quattrocento, per accompagnarlo fino al pieno Rinascimento, seguendo il cammino di due artisti straordinari, accomunati da una incessante volontà di misurarsi con le più importanti novità che attraversavano l’Italia e l’Europa.

 

 

Direttore Pietro Di Natale, può dare il suo consiglio su qualcosa che non deve sfuggire a chi visita la mostra di Palazzo dei Diamanti?

Certamente, in mostra, le opere giunte dall’estero: penso ai luminosi Ritratti di Giovanni II e Ginevra Bentivoglio di Ercole de’ Roberti che arrivano da Washington, e ai quattro dipinti, di rara raffinatezza, eccezionalmente concessi dalla National Gallery di Londra: oltre al dittico che appartenne alla duchessa Eleonora d’Aragona, la Raccolta della manna e l’Istituzione dellEucarestia, forse provenienti da una chiesa ferrarese. E ancora a capolavori di Lorenzo Costa come l’Adorazione del Bambino del Musée des Beaux-Arts di Lione, la Sacra famiglia del Museo di Toledo in Ohio, la Veronica del Louvre e il Ritratto di cardinale del Minneapolis Institute of Art. Il visitatore ammirerà in mostra anche importanti opere di maestri nobili e compagni di viaggio contemporanei dei protagonisti: Mantegna, Cosmè Tura, Niccolò dell’Arca, Marco Zoppo costituiscono il punto di partenza, mentre Antonio da Crevalcore, Guido Mazzoni, Boccaccio Boccaccino, Francesco Francia e Perugino offrono una sponda di dialogo lungo il percorso espositivo.

Oltre la mostra, consiglio ai visitatori di godersi tutto il Palazzo dei Diamanti, i nuovi spazi, come la caffetteria e il bookshop, il giardino e, ovviamente, anche la splendida Pinacoteca Nazionale al piano nobile dove, per l’occasione, è proposto un itinerario tematico che approfondisce il contesto artistico in cui Ercole e Costa hanno operato. Consiglio poi, ovviamente, di ammirare le facciate, le oltre ottomila bugne piramidali che rivestono la sontuosa residenza estense sorta all’incrocio dei due assi viari principali dell’Addizione voluta nel 1492 da Ercole d’Este, il grande ampliamento urbano realizzato dall’architetto di corte Biagio Rossetti che rese Ferrara, secondo la definizione di Jacob Burckardt, la «prima città moderna d’Europa».

 

Ci sono altre esposizioni e progetti in programma a Palazzo dei Diamanti per il 2023?

Vi posso anticipare che Palazzo dei Diamanti rimarrà aperto praticamente tutto l’anno: a metà luglio allestiremo una mostra sul fotografo Guido Harari e alla fine di ottobre la grande antologica dedicata al ferrarese Achille Funi, uno dei protagonisti dell’arte italiana della prima metà del Novecento.

 

Intervista a cura di Sara Stangoni

 

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