INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: FEDERICA ZALABRA, DIRETTRICE DELEGATA MUNDA – L’Aquila

Pubblicato in Interviste, News

30 Apr 23 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: FEDERICA ZALABRA, DIRETTRICE DELEGATA MUNDA – L’Aquila

È entrata in servizio al Mibact come Funzionario storico dell’arte alla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, dove ha ricoperto, tra i numerosi incarichi, quello di responsabile delle collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria e di ispettore storico dell’arte del territorio di Terni, Narni e Amelia. Ha svolto attività di progettista e direttore di lavori di restauro per opere d’arte mobili e ha fatto parte di numerose commissioni tecniche e comitati scientifici di mostre temporanee. Nel novembre 2014 è passata all’ISCR e poi alla Direzione generale Musei con incarichi nei rapporti internazionali, in particolare nel settore della progettazione e curatela di mostre in collaborazione con organismi internazionali, istituzioni e musei di stati esteri.
Da novembre 2021 Federica Zalabra è direttrice delegata del MuNDA a L’Aquila.

Le abbiamo chiesto la sua visione e i progetti in corso per questa importante istituzione culturale in Abruzzo.

Il MuNDA (Museo nazionale d’Abruzzo), dopo la chiusura forzata a causa dei danni per il sisma del 2009, ha riconquistato una nuova vita. Come si presenta oggi questo museo così identitario per L’Aquila e tutta la regione Abruzzo?

Con i danni del sisma del 6 aprile 2009 la sede storica del Museo, il Castello Cinquecentesco dell’Aquila, ha dovuto chiudere. Ma prontamente il Ministero della Cultura si è attivato per poter dare una nuova casa al Museo ed è stato portato avanti un restauro molto interessante nell’ex Mattatoio comunale a Borgo Rivera, ormai in disuso, ubicato nella zona antistante la piazzetta delle 99 cannelle, di ampia frequentazione. Una struttura completamente restaurata e conformata secondi gli standard internazionali con un accorto intervento di riqualificazione. Dal 2015 ospita il MuNDA e una selezione importante dei suoi capolavori: nella nuova sede, infatti, sono confluite le opere più significative che parlano di Abruzzo. Il MuNDA venne fondato proprio per dare alla regione un luogo dove accogliere, custodire e valorizzare le opere provenienti dal territorio, dall’antichità, fino all’epoca moderna. Sono manufatti che testimoniano l’identità, la storia e la vitalità della cultura dell’intera regione, alcuni dei quali recuperati tra le macerie del sisma e restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro. Di fatto la visita nel museo è una cavalcata nei secoli dell’arte abruzzese.

È importante sottolineare, però, che in questo momento si sta concludendo una fase di restauro di un’ala del Castello che speriamo di riaprire presto. Attualmente è possibile visitare con aperture straordinarie una delle opere più significative conservate nel bastione est del Castello: lo scheletro fossile di Mammuthus meridionalis rinvenuto nella conca aquilana. Di fatto abbiamo quindi due sedi attive. È fondamentale che le persone ricomincino a pensare al MuNDA dentro al Castello Cinquecentesco.

Parliamo ora, direttrice, della collezione del MuNDA, che spazia dal Medioevo all’Età Moderna. Quali capolavori, in particolare, si possono evidenziare?

Il MuNDA ospita dei nuclei prioritari. Il primo, in ordine cronologico, riguarda sicuramente i reperti archeologici che provengono da Amiternum, in particolare il “Calendario Amiternino” (20 d.C. circa), uno dei meglio conservati di epoca antica, e due rilievi con il corteo funebre e i ludi gladiatori, che spesso ci rappresentano nelle mostre temporanee per le quali vengono richiesti.

A caratterizzare principalmente le nostre collezioni sono le “Madonne d’Abruzzo”, che sono “Madonne in trono” o “Madonne lactans”, dipinte o scolpite tra XII e XIV secolo e che provengono da tutto l’Abruzzo. Riescono ad arrivare a livelli qualitativi altissimi. Un esempio è la Madonna che proviene dalla chiesetta di Santa Maria in Pantanis a Montereale, che ha forte legame con il territorio e la città da cui proviene: periodicamente, infatti, viene riconsegnata alla popolazione per le celebrazioni religiose mariane. Ci sono anche gruppi di persone che vengono in preghiera di fronte alle loro Madonne, a dimostrazione di come siano ancora oggetti di culto e di come affondino le loro radici in epoche molto antiche.

Il MuNDA ospita poi tutto il Cinquecento abruzzese, rappresentato a livello più alto dall’originalissima personalità di Saturnino Gatti, pittore e scultore di opere in terracotta e recentemente riconosciuto tra le figure di primo piano del Rinascimento italiano. A lui è dedicata una sezione intera del museo, con opere importanti come la “Madonna del Rosario” (che stiamo restaurando) e il presepe in terracotta che gli viene attribuito. Queste opere sono per noi anche dei simboli, perché furono fortemente danneggiate dal terremoto, ma sono state mirabilmente restaurate e rese fruibili.

Abbiamo infine una sezione dedicata al secondo Ottocento, nata solo di recente, che si sviluppa intorno all’autentico capolavoro di Francesco Paolo Michetti, “I morticelli”, implementata da acquisti fatti lo scorso anno, con l’intenzione di valorizzare il ruolo di primo piano che l’Abruzzo ha avuto nel panorama dell’arte italiana a cavallo dei due secoli, tra queste “La Redenzione” di Teofilo Patini, le due sculture “Costume di Scanno” e “Soli” di Costantino Barbella e la “Veduta del lago del Fucino” di Aurelio Tiratelli.

__________________________________________________________________________

Desideri trasformare il tuo Comune
in una destinazione turistica?

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER Mete non Comuni”.

Interviste, approfondimenti, strumenti, esempi virtuosi, opportunità.


RIMANI SEMPRE AGGIORNATO CON MAGGIOLI CULTURA > CLICCA QUI

__________________________________________________________________________

Ci può anticipare qualche evento o progetto in programma per i prossimi mesi?

Nella prima settimana di maggio presentiamo il restauro della “Madonna del Rosario” di Saturnino Gatti. L’intervento ha restituito una superficie pittorica obliterata nel corso dei secoli, scoprendo colori straordinari. Il 26 maggio inauguriamo, invece, una mostra di grande rilievo: la ricomposizione della Custodia di Sant’Eustachio del Maestro di Campo di Giove. Negli sportelli erano rappresentate sedici storie dedicate al santo, rubate il 6 ottobre 1902 e divise per essere vendute sul mercato antiquariale. Nel corso degli anni, per diverse vicissitudini, abbiamo riavuto quattro tavolette nel nostro museo, mentre lo scorso anno la Direzione Generale Musei ne ha acquistate altre quattro per noi. Grazie al prestito di altre cinque scene da una collezione privata, il visitatore avrà l’opportunità di rivedere in mostra tredici tavolette originali (sulle sedici che un tempo formavano gli sportelli) e una ricomposizione virtuale con tutto l’impianto. In mostra anche tre pannelli tattili per non vedenti realizzati in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila e una app che permetterà al visitatore, una volta inquadrata l’opera, di “entrare” al suo interno grazie alle immagini multispettrali realizzate. La Diocesi di Sulmona inoltre presterà la statua di Sant’Eustachio, così da avere una presentazione completa dell’opera. La mostra si intitolerà proprio “Il Maestro di Sant’Eustachio: ricomporre un capolavoro”.

Tra giugno e luglio, infine, è in programma la presentazione del restauro della grande “Dormitio Virginis” del Maestro del Trittico di Beffi, di fine trecento abruzzese, acquistata sempre sul mercato antiquariale. Per la prima volta, dopo secoli, l’opera si potrà rivedere con un intervento che ci sta dando grande soddisfazione. Sembra, infatti, non essere stato intaccato e mostra colori raffinatissimi. Lo scorso anno abbiamo condotto un’importante operazione di riacquisto di opere d’arte fondamentali per le collezioni del MuNDA.

Ha un obiettivo che le piacerebbe realizzare nel suo incarico di direzione?

Che il museo possa tornare quanto prima nella sua “casa”, il Castello Cinquecentesco. Si spera che si possa raggiungere questo obiettivo già con il primo quarto del Castello, è stato completamente restaurato, siamo nella fase del collaudo e delle autorizzazioni. Aprendo questa ala del Castello si potrà restituire a L’Aquila un’altra piazza: per entrare al Castello, infatti, dopo il ponte levatoio c’è un grande cortile che sarà di libero accesso per tutti e non vincolato al percorso museale. Si potrà quindi vivere come spazio di socialità con tanti servizi a disposizione al piano terra: luoghi di ristoro e di incontro, sale per esposizioni temporanee, il bookshop, il laboratorio di restauro e una biblioteca. Immagino di vederlo pullulare di persone e soprattutto di giovani.

Direttrice Federica Zalabra, può dare il suo consiglio su un’opera o una peculiarità del museo che non deve sfuggire a chi visita il MuNDA?

Sicuramente il Mammut, uno dei più grandi e completi d’Europa. Negli ultimi periodi si è tornato ad ammirare questo imponente fossile con aperture ormai direi ordinarie che convivono con il cantiere di restauro in corso. Il Mammut è il guardiano del castello e soprattutto è il simbolo della resistenza de L’Aquila, perché nonostante il devastante terremoto che ha colpito la città è rimasto al suo posto, nel Bastione est, senza subire alcun danno. Risale a 1.300.000 anni fa ed è al MuNDA dal 1958 dopo il suo ritrovamento proprio a L’Aquila. Ci mostra la forza del territorio e del museo e la restituisce a tutti noi.

Intervista a cura di Sara Stangoni

RIMANI SEMPRE AGGIORNATO ISCRIVENDOTI ALLA NOSTRA NEWSLETTER.

ISCRIVITI > CLICCA QUI



Rimani sempre aggiornato iscrivendoti alla

nostra newsletter

 

Ricevi tutte le novità di maggiolicultura.it attraverso la nostra newsletter.