Pubblicato in Dal mondo dei musei, News
08 Lug 23 Asiago: “I Pittori della realtà”, una mostra dove perdersi nel bello
La mostra al Museo Le Carceri di Asiago offre l’occasione di scoprire la storia e la poetica di un gruppo di artisti considerato anacronistico e non sufficientemente apprezzato dalla critica di allora. Prosegue il percorso di riscoperta, condotto con ferma convinzione da Vittorio Sgarbi, dei “Pittori moderni della realtà”. Un gruppo di artisti che esordì nel 1947 scagliandosi contro gli esiti del modernismo per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga. La mostra è ospitata nel Museo Le Carceri di Asiago dal 28 giugno al 1° ottobre 2023. “I Pittori della realtà. Tra antico e moderno”, a cura di Vittorio Sgarbi con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, rilegge una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra attraverso oltre settanta opere pittoriche. Riporta in luce la forza e l’eredità artistica di questo gruppo di artisti integralmente rappresentato in mostra: Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Xavier e Antonio Bueno, insieme con Alfredo Serri, Giovanni Acci e Carlo Guarnieri che si aggiunsero successivamente al gruppo. Completa l’esposizione un capolavoro di Giorgio de Chirico, il padre della Metafisica che consolidò rapporti di stima con tutti e quattro i “Pittori moderni della realtà”.
Vengono inoltre presentate, a confronto con i moderni, opere di artisti antichi, prevalentemente del Seicento e del Settecento, alimentati dalla temperie caravaggesca prima e barocca poi, assunti a fonte di ispirazione e modello dei quattro firmatari del manifesto. “I Pittori della realtà” presentano una poetica artistica che dimostra una straordinaria attualità e la capacità di incontrare il favore di un pubblico numeroso, attento e informato.
Spiega il curatore Vittorio Sgarbi: “Una festa. È stata l’ultima festa della pittura italiana. È la mostra perfetta per un luogo piacevole come Asiago. Una mostra dove perdersi nel bello, raccontato dal realismo tenacemente sostenuto da questo gruppo di artisti. I Pittori moderni della realtà, infatti, con un bellicoso manifesto programmatico, affrontarono la questione stabilendo un fronte di ‘resistenza’. Estetica ed etica, prima che politica. Aderirono con convinzione, partecipando alle cinque mostre in cui si consumò la loro esperienza comunitaria, tra 1947 e 1949. La loro ispirazione era Caravaggio, il valore della composizione e quel ‘ritorno al mestiere’ teorizzato da Giorgio de Chirico”.
La mostra: quella rinascita della pittura
Ciò che accomuna i “Pittori moderni della realtà” è il desiderio di una rinascita della pittura che corrisponde a una parallela rinascita dell’umanità dopo la distruzione, le privazioni e la sofferenza del recente conflitto mondiale. Nel manifesto che accompagna la prima mostra nel 1947 si legge: “Noi ricreiamo l’arte dell’illusione della realtà, eterno e antichissimo seme delle arti figurative. Noi non ci prestiamo ad alcun ritorno, noi continuiamo semplicemente a svolgere la missione della vera pittura. […] Ben prima di incontrarci, ognuno di noi aveva sentito profondamente il bisogno di ricercare nella natura il filo conduttore che ci permettesse di ritrovare noi stessi nel labirinto delle scuole che si sono moltiplicate nell’ultimo mezzo secolo”.
La mostra di Asiago consente di approfondire le ricerche sulle carriere dei singoli artisti, già note agli studiosi per ricchezza e complessità, e di ricostruirne la significativa parabola all’interno della storia dell’arte italiana del XX secolo. I “Pittori moderni della realtà” si scagliarono duramente contro le decadenti espressioni artistiche di molti contemporanei, manifestazioni della regressione e della rovina imperanti. A questi linguaggi contrapposero una rievocazione di antichi e più alti modelli stilistici, provenienti dal passato. Tuttavia, nonostante dichiarassero intenti di fratellanza, universalità e neutralità, al di là delle asserzioni relative a un’arte alla portata di tutti, i Pittori tradirono un atteggiamento polemico che sembrava disapprovare almeno mezzo secolo di pittura, e che faticava a trovare corrispondenza teorica nel contesto socio-culturale dell’epoca. Il mondo dell’arte marginalizzò e respinse duramente le loro istanze, non totalmente comprese e considerate radicali. Oggi, più di allora, dimostrano tutta la loro forza, incontrando il gusto del pubblico e anticipando la poetica di una fertile corrente contemporanea realista.
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Le sezioni della mostra
La rassegna si divide in sei sezioni. La prima sezione è dedicata a Pietro Annigoni, che orienta la propria ricerca sul primato del disegno secondo il modello della scuola toscana, ingaggiando una personale sfida con gli artisti del passato. L’opera più rappresentativa in mostra, oltre a una magnifica “Tempesta” del 1939, è la copia autografa del “Ritratto della regina Elisabetta II” realizzata con il suo allievo Romano Stefanelli.
La seconda sezione approfondisce invece Gregorio Sciltian. L’artista di origine russa giunge in Italia all’inizio degli anni Venti ed esordisce con una personale alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma (1925) presentata in catalogo da Roberto Longhi. L’eminente critico riconosce nella sua pittura evidenti echi caravaggeschi e una minuziosa resa dei dettagli che ricorda quella delle nature morte fiamminghe e spagnole: riferimenti importanti per il giovane artista che aveva ammirato la “Madonna del Rosario” di Caravaggio già durante i suoi studi a Vienna, dopo aver lasciato la Russia in seguito alla Rivoluzione d’ottobre. Sciltian si inserisce in quel processo di riscoperta della pittura caravaggesca iniziato nel 1922 con la Mostra della pittura italiana del Seicento e Settecento, allestita a Palazzo Pitti a Firenze. Le sue nature morte si fanno, nel corso del tempo, sempre più affollate di oggetti e ricche di dettagli, con un effetto trompe-l’oeil che realizza “l’illusione di realtà” perseguita dall’artista.
Si passa quindi alla sezione sui fratelli Bueno, che arrivano a Firenze nel gennaio del 1940 per un viaggio di studio e vi rimangono a causa dell’entrata in guerra dell’Italia. Il talento e la straordinaria padronanza delle tecniche pittoriche dei due fratelli spagnoli non passano inosservati e presto il loro lavoro viene apprezzato da Gregorio Sciltian e da Giorgio de Chirico.
La quarta sezione è “I Pittori moderni della realtà 1947-1949”. Nella loro breve avventura confluiscono le ricerche dei quattro firmatari del Manifesto che accompagna la loro prima mostra.
La quinta, “Atmosfere metafisiche: il rapporto con Giorgio de Chirico”, approfondisce la relazione dei pittori moderni della realtà con Giorgio de Chirico, il padre della Metafisica, del quale troviamo in mostra un’opera proveniente dal Mart di Rovereto.
La sesta sezione “Nuove realtà. Le tentazioni della modernità” esplora i diversi e autonomi percorsi estetici intrapresi dagli artisti, con esiti tra loro distanti e diversificati, tutti di straordinaria qualità.
All’interno delle sezioni vengono presentate, a confronto con i moderni, opere di artisti antichi, prevalentemente del Seicento e del Settecento. Sono alimentati dalla temperie caravaggesca prima e barocca poi, assunti a fonte di ispirazione e modello dei quattro firmatari del manifesto, portatori del desiderio di una rinascita della pittura che corrisponde a una parallela rinascita dell’umanità dopo la distruzione, le privazioni e la sofferenza del recente conflitto mondiale. Tra questi artisti citiamo il cosiddetto Maestro di Hartford, Giuseppe Recco, altre due opere di straordinaria fattura – da Zeri inizialmente date a Caravaggio – ora attribuite al cosiddetto Pensionante del Saraceni, provenienti da una collezione privata.
INFO PER LA VISITA > Museo Le Carceri tel. 0424 600255 – info@museolecarceri.it