Bilancio 2022 sulla partecipazione culturale: come sono stati i consumi in Italia?

Pubblicato in Attualità, News

19 Dic 22 Bilancio 2022 sulla partecipazione culturale: come sono stati i consumi in Italia?

Ultimi giorni dell’anno e come da prassi si tirano le somme in ogni settore. Come è andato il 2022 in campo di consumi culturali? Indubbiamente veniamo da due anni inconsueti, dove rispetto ai dati di confronto pesano le interruzioni di attività o le limitazioni per le restrizioni da pandemia Covid-19. Ritornare ai livelli precedenti non è certo semplice e probabilmente siamo entrati in nuovi modelli e metodi di consumo anche rispetto al settore culturale, a partire dagli spettacoli teatrali, al cinema ai musei e mostre. Non va sottovalutata l’incidenza dell’aumento dei costi dei consumi, in particolare da settembre, come le conseguenze economiche della guerra in Ucraina.

Segnali di risalita però ci sono e vanno presi come un dato significativo e da leggere con positività, in vista della progettazione e produzione di attività culturali. Lo scorso ottobre l’Impresa Cultura Italia-Confcommercio ha presentato al Forum a Roma, in collaborazione con Swg, l’indice dei consumi culturali degli italiani realizzato per i primi 9 mesi del 2022. I dati sono i seguenti: 68 punti, ossia +9 punti sul 2021 e +12 sul 2020, ma distante più di 30 punti dal valore di riferimento del 2019 (Dall’articolo di Ansa).

A settembre il 17% degli italiani ha acquistato biglietti per visitare mostre, musei e siti archeologici e per andare al cinema, l’11% per concerti (spesa media pro capite di oltre 22 euro in più rispetto a settembre 2021), l’8% per spettacoli all’aperto e il 6% per il teatro.

Per i turisti i beni e servizi culturali che incidono di più nella scelta della meta di vacanza sono: musei e siti archeologici (40%), eventi enogastronomici (38%), festival (28%) e mostre (27%). Per 2 italiani su 5 l’estensione del bonus cultura e la detrazione fiscale delle spese in cultura sono le misure più efficaci per la ripresa dei consumi. Un tema che si sta facendo attuale in questi giorni con il dibattito sul Bonus App18, cioè l’iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Pres. del Consiglio dei Ministri dedicata a promuovere la cultura, concedendo
ai neo 18enni residenti in Italia di ottenere 500 euro da spendere in libri, cinema, musica, concerti, eventi culturali, musei, monumenti e parchi, teatro e danza, corsi di musica e  lingue straniere. Il Ministro alla Cultura Sangiuliano ha annunciato una serie di ridefinizioni, attualmente in fase di discussione (Per approfondire > link).

Parliamo ora di libri e lettura, un valore per la crescita intellettuale, sociale ed economica di una comunità. È arrivato il momento di sfatare un luogo comune che caratterizza il nostro Paese e non sempre a ragion veduta: “In Italia si legge poco”. Se si analizzano le statistiche su libri e lettori, si noterà invece che le cose stanno cambiando. Il Centro per il libro e la lettura ha decretato ben 718 Comuni in tutta Italia “Città che legge per il biennio 2022-2023.

Secondo l’analisi condotta da Impresa Cultura Italia-Confcommercio, per i libri prevale la lettura in cartaceo con il 34%, anche se cresce la quota in digitale pari al 20%, di lettori abituali.

 

Trend, analisi e bisogni culturali

La direzione dei beni culturali mostra in alcuni contesti specifici un’Italia che partecipa alle attività culturali, che affronta temi importanti e riflette sulle condizioni della propria realtà. In un recente articolo su Artribune emerge come la sfida reale oggi è fare in modo che i cittadini percepiscano il bisogno di cultura. Si sottolinea, in particolare, come la maggior parte delle politiche volte a stimolare la domanda di cultura si è concentrata sulle dimensioni economiche, ma è evidente che esistano molteplici consumi culturali che non sono economicamente proibitivi, anzi.

Non tutte le regioni mostrano lo stesso trend, determinato da più fattori. L’ultimo report SIAE dedica particolare attenzione alla distribuzione geografica dei consumi di spettacolo: il Sud conta il 34% della popolazione nazionale, ma soltanto un 20% del totale di spettatori, a fronte del Nord che vanta il 58% di spettatori a fronte del 46% della popolazione. A livello di spesa, lo squilibrio è ancora maggiore, con il Nord che assorbe il 63% del totale, a fronte del 20% del Centro e del 17% del Sud. Sempre secondo l’analisi, l’Emilia Romagna è la prima regione con il maggior livello di attrazione di spettatori (248 ogni 100 abitanti), seguita dal Veneto con 208, la Toscana con 169, la Lombardia con 162, il Lazio con 160. La provincia di Rimini ha il record italiano di 768 fruitori di spettacoli ogni 100 abitanti, seguita sul podio da Verona (489) e Ravenna (389). Nella top ten anche Forlì Cesena (5°, 277), Venezia (6°, 263), Milano (7° 244), Firenze (8°, 242) Bologna (9°, 237).

Le politiche da attuare, tanto più nell’immediato futuro, devono quindi contribuire a creare consumatori abituali di cultura, in particolar modo nelle future generazioni. Non semplicemente agendo sulla domanda, ma anche incentivando il lato dell’offerta, stimolando la produzione di prodotti e servizi più vicini alle esigenze dei cittadini.

 

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