“Ereditare il futuro”, ciclo di mostre a Pesaro

Pubblicato in Dal mondo dei musei, News

19 Gen 25 “Ereditare il futuro”, ciclo di mostre a Pesaro

Pesaro presenta la rassegna espositiva ‘Ereditare il futuro: dai grandi maestri all’arte digitale’, composta da tre mostre e pensata per indagare lo stretto rapporto che da sempre lega la ricerca artistica a quella tecnologica del suo tempo. La rassegna è stata ideata nell’ambito del ricchissimo palinsesto di Pesaro Capitale della cultura italiana 2024, conclusosi da pochi giorni con il passaggio di consegne alla nuova Capitale Agrigento.

Dai primi strumenti del Paleolitico fino al digitale, l’arte ha saputo adattarsi sfruttando le nuove possibilità offerte dalla tecnologia che ne ha influenzato i modi di produzione, i materiali, le forme. La continua evoluzione tecnologica apre nuovi orizzonti alla creazione e fruizione delle opere, con implicazioni che sfidano le nozioni tradizionali di autore, autenticità e valore nell’arte. Se il rapporto arte/nuove tecnologie si sviluppa lungo tutta la storia dell’umanità, è nell’arte contemporanea che le nuove tecnologie hanno avuto un impatto radicale, con l’avvento dei computer, della grafica digitale e della realtà virtuale. L’arte si è spinta in territori completamente nuovi con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, le installazioni interattive che esplorano nuove modalità per esprimere idee, emozioni e concetti. Molti artisti oggi lavorano con software avanzati creando opere generative determinate da algoritmi e da forme instabili. Gli NFT (Non-Fungible Token) hanno rivoluzionato il mercato permettendo l’acquisto attraverso le blockchain, mentre l’IA ha portato alla creazione di opere generate automaticamente attraverso l’uso di reti neurali per realizzare pitture e sculture.

Le tre mostre di ‘Ereditare il futuro: dai grandi maestri all’arte digitale’ nascono per seguire le tappe fondamentali di questo percorso e sono: ‘Il senso dell’oltre’, ‘Verso il Museo Giuliano Vangi. Il maestro della forma’ e Lossy / Expanded Painting’.

Per informazioni e orari: www.pesaromusei.it

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La mostra ‘Il senso dell’oltre’

‘Il senso dell’oltre’ è una sintesi della produzione di Renato Bertini, Bruno Bruni, Oscar Piattella, Giuliano Vangi, quattro artisti in rapporto ‘speciale’ con Pesaro che hanno segnato il Novecento. Le loro opere sono allestite creando un suggestivo dialogo con gli antichi maestri. I quattro protagonisti anticipano la questione del rapporto arte e nuove tecnologie, con lavori che imbrigliano la luce, arrestano il gesto, si destreggiano con la materia, afferrano il colore. Lo spazio delle loro opere non è più confinato, ma si estende e moltiplica esortando il fruitore a diventare “interattivo” e ne mutano il ruolo: da mero spettatore ad attivatore di gesti, sguardi e riflessioni inquiete.

A cura di Cecilia Casadei e Bruno Ceci, l’esposizione è promossa dal Comune di Pesaro e Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive; con il patrocinio di: Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Archivio Oscar Piattella ETS; in collaborazione con Pesaro Musei; organizzazione di Civita Mostre e Musei.

La mostra è visitabile fino al 16 febbraio 2025.

«Siamo molto felici di presentare questa mostra che raccoglie quattro grandi artisti tra cui c’era e c’è un comune sentire artistico e che soprattutto sono testimoni attivi di quella che è stata una generazione irripetibile per il nostro territorio e che poi ha avuto una risonanza a livello mondiale» – sottolinea l’assessore alla cultura Daniele ViminiA partire da questo comune sentire, dunque, anche grazie ad un confronto con Bertini e Bruni si è deciso di dare forma ad un momento ai Musei Civici che rendesse una fotografia attuale ma anche proiettata al futuro di quella che è una vera e propria eredità come bene esprime il titolo della rassegna che racchiude questo evento».

La mostra ‘‘Verso il Museo Giuliano Vangi. Il maestro della forma’

Nel loggiato della Pescheria la mostra ‘Verso il Museo Giuliano Vangi. Il maestro della forma’ presenta alla città una selezione importante del lascito Vangi (1931 – 2024) composto da 130 opere circa tra sculture, disegni e dipinti in resina, pervenuto per legato testamentario al Comune di Pesaro grazie alla generosità preziosa della famiglia e che sarà protagonista in futuro di un museo dedicato a Palazzo Mazzolari Mosca. La nuova acquisizione permette all’Amministrazione di accrescere il patrimonio artistico cittadino con l’obiettivo di potenziarne il valore storico e culturale, a beneficio della società e del suo sviluppo. L’evento – che può contare su una presentazione di Vittorio Sgarbi – rappresenta un omaggio della Capitale della cultura ad un protagonista dell’arte del Novecento e intende celebrare un legame ben consolidato e vivo: quello tra il ‘Maestro della scultura’ nato a Barberino di Mugello e Pesaro, sua città d’adozione dove si è spento il 26 marzo scorso. A Pesaro Vangi era arrivato nel 1951 come giovanissimo insegnante dell’Istituto d’Arte Mengaroni e qui, dopo alcune esperienze per il mondo, aveva deciso di tornare per viverci.

La mostra è promossa dal Comune di Pesaro e Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive in collaborazione con Pesaro Musei; organizzazione Civita Mostre e Musei.

«Un grande ringraziamento va alla famiglia Vangi per la donazione al Comune di Pesaro delle 130 opere del Maestro, di cui 66 in mostra al Centro Arti Visive Pescheria. La donazione non è una scelta scontata – ha sottolineato il sindaco di Pesaro Andrea Biancani -, ma dimostra una grande sensibilità e un legame forte con la città, tramandato da Giuliano Vangi alla sua famiglia».

Sarà Palazzo Mazzolari Mosca, una volta terminati i lavori di riqualificazione attualmente in corso, ad ospitare la mostra permanente del Maestro Vangi, ma intanto «abbiamo deciso di non lasciar nascoste le opere in un deposito – continua il sindaco – abbiamo voluto “donare” alla città, sin da subito, una parte importante della collezione con un’esposizione essenziale che esalta la vera anima delle opere. ‘Verso il Museo Giuliano Vangi” si aggiunge ad una scelta culturale forte in città, nell’anno della Capitale italiana della cultura».

Il pubblico può ammirare 69 opere tra cui sculture imponenti di grandi dimensioni realizzate in marmo, gesso dipinto, alluminio, bronzo, ottone, ferro corten, plexiglass e terracotta dedicate ai temi cari alla poetica dell’artista, e due resine dipinte. È stata proprio l’abbondanza del lascito a guidare l’allestimento, pensato come la riproposizione di un deposito/laboratorio temporaneo dell’artista dove le opere sono ospitate in attesa della loro definitiva collocazione nel museo di Palazzo Mazzolari Mosca.

La mostra ‘Lossy / Expanded Painting’ di Francesco Ciavaglioli 

Allestita nella chiesa del Suffragio del Centro Arti Visive Pescheria, la mostra ‘Lossy / Expanded Painting’ di Francesco Ciavaglioli, a cura di Marcello Smarrelli, è promossa dal Comune di Pesaro e Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive in collaborazione con Pesaro Musei; organizzazione Civita Mostre e Musei.

L’opera site-specific di Ciavaglioli per la chiesa del Suffragio è una video installazione creata attraverso un processo di manipolazione dei file multimediali detto datamoshing, un “sabotaggio” di clip video operato per ottenere effetti casuali ed esteticamente perturbanti. Il titolo è mutuato da una tecnica di compressione dei file digitali con perdita, detta appunto Lossy Compression (dall’inglese loss, perdita); l’imprevedibilità del processo rende questa tecnica non un semplice filtro ma un vero e proprio fenomeno digitale. Nelle varie clip che si susseguono per 20 minuti, si vede un paesaggio che subisce inesorabili aberrazioni di forma e colore e che, in virtù del suo stesso dissolversi, produce iperboli pittoriche che evocano le atmosfere di William Turner. L’installazione comprende una traccia musicale composta dal sound designer Daniele Bertinelli, una progressione armonica di accordi in cui il sustain – ovvero la “scia sonora” – viene prolungato all’ infinito.

«Attraverso la rilettura della pittura romantica in chiave digitale – spiega l’artista – l’opera si pone come una riflessione sul senso del sublime in età contemporanea. Anche in un mondo in cui l’immagine digitale è considerata come una realtà assodata, resiste l’idea di una sua spettacolare distruzione, un bug che, come la tempesta di Turner, cancella ogni la forma per rivelare un’energia indomabile».

La ricerca di Francesco Ciavaglioli si caratterizza per lo spiccato interesse al rapporto tra immagine e riproducibilità, elemento che accomuna tutti i suoi lavori sia dal punto di vista teorico, che processuale. Le sue opere nascono da una sperimentazione preliminare realizzata su foto, video, copie fotostatiche, software digitali, i cui risultati vengono utilizzati per la realizzazione di opere pittoriche naturalistiche. Il giardino – quale metafora della relazione del tra uomo e natura – è spesso il protagonista dei suoi dipinti, sviluppandosi come un paesaggio seriale in cui l’aspetto naturale e quello astratto si fondono. «Il processo generativo che Ciavaglioli applica alle tele – spiega il curatore Marcello Smarrelli – si riverbera anche negli spazi che ospitano le tele diventando pittura murale, con finte prospettive, tendaggi, proiezioni, interventi di pittura espansa che ricreano un’idea di hortus conclusus avvolgente e immersivo che fa dialogare la tecnologia con la pittura antica».

La mostra è visitabile fino al 23 febbraio 2025.


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