15 Ott 23 Fiere del settore turistico: perché partecipare è ancora importante per le Amministrazioni
La riflessione di metà ottobre non poteva che riguardare le fiere del settore turistico visto che è appena terminata quella generalmente considerata come la principale ed imperdibile per gli addetti del settore. In generale le fiere di settore si innestano in un modello di promozione turistica che, a prima vista, sembrerebbe un retaggio, ormai superato, di un passato in cui la distribuzione turistica avveniva prevalentemente tramite organizzatori ed intermediari. L’evoluzione digitale ha spinto la disintermediazione a livelli tali da rendere quasi irrilevante dal punto di vista economico questi operatori rispetto alle grandi, immense ed inarrivabili OLTA (on line travel agency).
Proprio da questa definizione inizio la mia riflessione: se si chiamano comunque agenzie viaggi (travel agency) probabilmente quel modello non è semplicemente stato superato ma è evoluto. Tale sviluppo, di cui abbiamo trattato in precedenza, ha riconfermato comunque una rilevanza strategica fondamentale degli intermediari di servizi turistici. Per farla semplice: se non ci fosse Booking.com, Expedia e tanti altri, come arriveremmo ad avere un quadro chiaro dell’offerta di ricettività di una destinazione? Come potremmo comparare servizi, soprattutto prezzi a dire il vero, e scegliere l’opzione migliore per le nostre esigenze? Il motivo per cui un’amministrazione di destinazione dovrebbe considerare la presenza ad una fiera di settore, alle soglie del 2024, è, a mio avviso, principalmente in questo: se vogliamo evolvere in destinazioni moderne ed appetibili per i sempre nuovi trend turistici, l’unica via, è cercare non solo in Google ma anche tra le idee, i visi e le parole di chi quel mondo lo vive da diversi punti di vista.
Le fiere del turismo sono momenti di confronto, proprio come si fosse su un portale di prenotazione alberghiera, dove però oltre a leggere le caratteristiche dell’offerta e le recensioni si ha modo di sviluppare contatti (parzialmente, visti i tempi stretti) più approfonditi. Ci si guarda in faccia con chi ha creato soluzioni, tecnologiche o prodotti turistici, si fanno domande, ci si scambia contatti per futuri follow up e poi si passa al fornitore accanto per capire se può darci quel qualcosa in più per renderci più competitivi. La somma di tutte queste informazioni, se gli incontri sono preparati con consapevolezza delle proprie esigenze, porta ad un arricchimento, se non proprio di competenze, almeno di ispirazione dalla quale ricavare poi gli strumenti per approfondire. Da questo punto di vista le fiere diventano uno strumento strategico di programmazione della destinazione (o dell’impresa turistica) ma solo, lo ripeto per essere sicuro di trasmettervi chiaramente il concetto, se si va in cerca di cose nuove oltre che a spritz con vecchi amici con i quali ripetersi, annualmente, l’un l’altro, che non è andata male ma che speriamo vada ancora meglio la prossima estate.
Per tutti coloro che puntano sui clienti di sempre vorrei ricordare che il ciclo di vita degli stessi clienti è lo stesso nostro quindi o rinnoviamo i clienti (rinnovando noi stessi sia singolarmente che come destinazioni) o periremo con loro.
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Destinazioni turistiche: il mondo delle startup
Per aiutarci in questo processo, incredibilmente dopo così tanti anni di attività rivolta ad agenti di viaggio sempre più stanchi e demoralizzati, gli spazi fieristici hanno ancora qualcosa da dire. In particolare, la Fiera di Rimini ha scelto di creare uno spazio apposito (anche se ancora un po’ marginale come localizzazione) la cosiddetta area “Next” in gestione all’Associazione Startup Turismo, un gruppo intergenerazionale di appassionati di tecnologie, trend e servizi innovativi per il settore turistico. Il mondo delle startup ha visto casi di grande successo che sono passati proprio da quest’area fieristica prima di diventare, come si dice nel settore, “unicorni” che è il termine con cui si definiscono quelli che ci sono riusciti. Proprio come gli unicorni della fantasia sono molto rari ma alcuni hanno effettivamente avviato una rivoluzione. È il caso di Musement, per la quale ho l’onore da anni di ricoprire il ruolo di direttore tecnico in quanto tour operator, che nasce con l’ambizione di diventare il Booking.com delle activities ed effettivamente c’è riuscito a tal punto da ispirare una lunga lista di portali che centrano la loro comunicazione e le vendite sulle attività esperienziali che sono il motore, come abbiamo detto più volte, dell’attrattiva di una destinazione. Ora è parte del gruppo TUI (si è proprio trasformato in TUI destinations) e garantisce una copertura globale a tutti coloro che vogliono scoprire l’Italia per fare qualcosa e vivere attivamente la destinazione prescelta. Nell’area Next ho trovato tante nuove idee, facce giovani (alcune provate dai bagordi delle serate riminesi, certamente, ma sempre sorridenti) ma soprattutto, a testimonianza della capacità di innovazione che ancora il settore può esprimere, la proposta chiamata “Innovation Startup Tour” (della stessa Associazione Startup Turismo che gestisce l’area Next) cioè un evento in cui le startup si candidano con servizi specifici alle destinazioni che accettano la sfida di accoglierli, selezionarne i più meritevoli e distribuirne i servizi capillarmente sul territorio.
Ad Alassio è andata alla grande, da te come andrà?
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.