Pubblicato in Rassegna stampa
12 Giu 18 GIANNI COLONNA: IL GIORNO E LA NOTTE
Vittorio Sgarbi ha presentato oggi alla Sala delle Colonne della sede del Banco BPM ‘Il Giorno e la Notte’, il prezioso catalogo ragionato delle opere del pittore Gianni Colonna.
Un’opera editoriale raffinata pubblicata da Maggioli Musei, un minuzioso racconto per immagini e parole del percorso creativo del pittore italiano.
Si è trattato di una presentazione in grande stile; con un parterre di tutto rispetto guidato dal critico dalle parole di Sgarbi che, più volte, ha già recensito l’opera di questo interessantissimo interprete contemporaneo del Colorismo.
Nella prefazione del Catalogo è lo stesso critico d’arte Vittorio Sgarbi a esprimersi così “Non ho dubbi sul fatto che Gianni Colonna abbia
piena coscienza di quanto, in arte, Lorenzo Lotto abbia preceduto la scienza di Beau. Nella pittura di Colonna, la realtà é sempre una supposizione, conta in quanto convenzione, riferimento iniziale sulla base del quale potere imbastire un discorso visivo fra chi si esprime e chi quella espressione raccoglie. Un cielo di Colonna, quindi, non ha mai la presunzione di voler essere il cielo per davvero, così come la luna non é mai luna e il colle non é colle: sono ciò che le nostre menti possono intendere per cielo, luna e colle, avvalendoci di quanto il costume culturale, sedimentatosi nel tempo sotto forma di memoria collettiva, ci permette di concepire (se, ad esempio, la luna venisse dipinta quadrata, invece che circolare, avremmo molte più difficoltà a identificarla come tale) ….”
“Detto in maniera più semplicistica, ma forse di più immediata comprensione, – continua Sgarbi – Colonna dipinge per poetare. Si serve, per farlo, di un linguaggio opportunamente liricizzato, improntato su una serrata dialettica fra forme e colori, a cui riconoscerei un prevalente orientamento metafisico, seppure in termini che tendono ad astrarre quanto più possibile l’iniziale oggettività a cui fa riferimento. Non dimentichiamolo, ogni creazione pittorica di Colonna é un’idea offerta alla percezione ottica, un principio tradotto nel suo equivalente visuale. Pensiamo alle sue opere di paesaggio, se é lecito chiamarle in questo modo, dato che nulla avrebbero del paesaggismo naturalistico così come la storia dell’arte ci ha insegnato a riconoscere”.