24 Lug 23 I cambiamenti, climatici e non: come e quanto influiscono sulle destinazioni turistiche?
A costo di sembrare poco attuale, mentre scrivo ho il Covid. So che non è ormai più di moda, ma questi giorni di pausa forzata mi hanno consentito di dedicare qualche ora a riflettere su alcuni concetti chiave della gestione delle destinazioni turistiche proprio dopo la fine della pandemia. Proprio in questi giorni in cui ondate di calore e forti temporali ci ricordano quanto i cambiamenti climatici stiano incidendo non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche sulle vacanze. La parola chiave è fragilità: del territorio dal punto di vista idrogeologico, ad esempio. Ma anche del turista stesso che coglie questa incertezza e non ha strumenti per affrontare quello che non riesce a prevedere. Se fino a qualche tempo fa il turista avrebbe scelto con una certa serenità una destinazione italiana balneare nella certezza di potersi refrigerare dalla calura, ora trovandosi il mare alla temperatura di 32 gradi non saprà più come sfuggire all’afa. Oppure finora abbiamo dato per scontato che viaggiare in auto per le vacanze fosse la soluzione ottimale, ma se pensi al rischio di trovarti sotto una grandinata forse avremmo scelto una struttura col parcheggio coperto.
Ovviamente questi fenomeni non possono essere modificati dagli amministratori delle destinazioni turistiche, ma sicuramente si può gestire la destinazione in modo che sia resiliente a questi cambiamenti. Da un lato gli amministratori possono lavorare nel rendere più sostenibile la destinazione attraverso la valutazione dell’impatto ambientale delle attività turistiche e la creazione di strategie per ridurre le emissioni di gas serra, la quantità di rifiuti prodotti e il consumo di risorse naturali. Gli amministratori possono incentivare l’uso di trasporti a basse emissioni di CO2, come il trasporto pubblico, le biciclette o veicoli elettrici. Inoltre, possono promuovere itinerari turistici che favoriscano la mobilità sostenibile e riducano la dipendenza dall’uso dell’automobile privata. Ma oltre a tutto questo l’impegno principale rimane quello di “educare” il turista, oltre che a scelte più responsabili, ad una maggiore resilienza rispetto agli imprevisti, non solo climatici, che possono avvenire in viaggio. La capacità di adattarsi era abbastanza diffusa fino all’affermarsi dei pacchetti viaggio ed alle tutele che la legislazione riconosce ai turisti in caso di disservizi o mancata conformità tra quanto acquistato e quanto effettivamente ricevuto. Il web, in particolare il fenomeno delle recensioni diffuse online, ha amplificato ancora di più questa richiesta di “perfezione” verso i fornitori, ma “indulgenza” verso le richieste, a volte immotivate, dei turisti stessi.
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Mi vengono in mente alcune caratteristiche che il turista dovrebbe avere ed altre che la destinazione dovrebbe avere per accoglierli. Ai primi occorrerebbe una certa flessibilità mentale per affrontare i cambiamenti nei programmi di viaggio senza frustrazione e rabbia. Mantenere una mentalità positiva e ottimista che li aiuta a mantenere il morale alto anche di fronte a imprevisti, così come l’essere preparati a spese extra in caso sia necessario improvvisare soluzioni alternative rispetto a quanto programmato.
Dal punto di vista della destinazione, invece, si dovrebbe lavorare sul rendere il più possibile accessibili le informazioni per rendere facile e dinamica la pianificazione del viaggio così come diffondere anche ai turisti le notizie locali e le informazioni sul meteo oltre, ovviamente, ai consigli delle autorità per aiutare i “residenti temporanei” a prendere decisioni informate e tempestive.
Tutto ciò è possibile tramite soluzioni informatiche come IT-Alert per le emergenze più gravi in gestione alla protezione civile nazionale fino ad App come Municipium che informano su una molteplicità di contenuti di pubblica utilità fruibili anche dai turisti.
Infine, è fondamentale coinvolgere i fornitori di servizi turistici locali per formarli nella ricerca di soluzioni adeguate e di riduzione dell’impatto negativo delle eventuali modifiche che il turista deve subire. Il turista in visita, per sentirsi accolto, deve percepire una ampia disponibilità da parte di tutti verso le sue esigenze. Se è celiaco non può sentirsi dire che non sono preparati o non c’è una alternativa per mangiare. Ma anche semplicemente se ha bisogno di un ombrellone e due lettini (esperienza mia personale) non può sentirsi dire chiami lo stabilimento e veda lei se glielo trovano. Questa attività formativa verso gli operatori alla gestione della soluzione dei problemi, il cosiddetto “problem solving”, declinata anche nell’anticipazione delle potenziali richieste che possono insorgere, è una caratteristica fondamentale dell’accoglienza. Citando Darwin il quale ha affermato che “La sopravvivenza non è del più forte, né del più intelligente, ma di chi è più pronto a cambiare” possiamo affermare che questo vale anche per le destinazioni turistiche.
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.