Tra i tanti turismi che accrescono la già variegata offerta turistica che contraddistingue il nostro Paese, c’è n’è una nuova e con grandi potenzialità di sviluppo. E’ il “Turismo delle Radici”: di cosa parliamo? Il turismo delle radici è una forma di turismo che si basa sulla “restituzione e l’arricchimento culturale, linguistico ed economico”, si articola a più livelli e riguarda essenzialmente il rapporto tra le comunità di italiani all’estero e i luoghi d’origine delle catene migratorie che hanno portato nei paesi d’emigrazione vaste comunità di emigranti provenienti dalle diverse regioni italiane, dai tempi della prima grande emigrazione transoceanica verso le due Americhe sino a quelle più recenti rivolte verso altri continenti e diverse nazioni europee. Si tratta ad oggi di un comparto turistico ancora solo in parte sfruttato, dalle grandi potenzialità ancora in gran parte inespresse. Il lavoro di ricerca multidisciplinare contribuisce a indicare egregiamente come tali potenzialità possano essere adeguatamente valorizzate.
Sono solo da pochi anni attivi nuclei di ricerca che attraverso uno studio basato su dati oggettivi, raccolti a seguito di indagini svolte sul campo da ricercatori e team di orientamento interdisciplinare e integrato (economisti, antropologi, esperti del settore turistico, agenzie pubbliche e altri soggetti privati convolti a vario titolo) cui fanno parte istituzioni accademiche e centri di ricerca integrati che già lavorano sui temi del “Turismo delle Radici” in diverse sedi in Argentina, Calabria, Torino e Bari. Progetti di ricerca comparativi e a carattere internazionale sempre più affinati contribuiscono quindi in modo decisivo alla qualificazione ed alla individuazione delle potenziali utenze internazionali di questo nuovo turismo, che può giovarsi anche di un sapiente utilizzo dei più moderni canali di comunicazione e marketing e delle disponibilità offerte dai media digitali. Strumenti integrati e cooperanti che risultano oggi essenziali anche per ridefinire in modo sostanziale la domanda turistica internazionale che si riarticola nella congiuntura post-Covid, e a rispondere adeguatamente alle esigenze e alle aspettative culturali specifiche espresse dai nostri connazionali all’estero e dalle comunità migranti italiane sparse in giro per il mondo.
Iniziative concrete e mirate al potenziamento dell’offerta collegata all’innovativo settore del “Turismo delle Radici”, con attività nei settori specificamente orientati verso le nuove professioni terziarie e alla Progettazione e gestione dei viaggi delle radici, sono in corso soprattutto nelle regioni del Sud, dove più ingente è stato sino al recente passato l’impatto dei flussi migratori e il rapporto culturale con le comunità dei migranti. Il lavoro di ricerca insieme a quello degli spin off applicativi che nutrono lo sviluppo integrato di questo nuovo settore del turismo italiano, è quindi un’opera impegnativa ed ambiziosa, la prima nel suo genere condotta attraverso indagini che riguardano l’ottimizzazione e la valorizzazione dei beni e dei patrimoni – materiali e immateriali – coinvolti e da coinvolgere e da mettere a terra direttamente nelle regioni e negli ambiti territoriali e locali specifici. Si tratta infatti di un turismo multifattoriale ed esperienziale, capace di stimolare attivamente risorse e conoscenze da acquisire con ricerche di settore estremamente specializzate e innovative sia in termini qualitativi che quantitativi. L’attuale, limitata e parziale, letteratura accademica sul “Turismo delle Radici”, stratificata sino ad oggi, ha infatti solo parzialmente assolto a queste necessità, limitandosi a conoscenze di natura prevalentemente generalista. Esistono però già affinate esperienze conoscitive e linee di ricerca specificamente orientate che vanno via colmando questo gap. L’Argentina e il Nord America con la sua vasta platea di immigrati italiani e di italofoni di seconda terza e persino quarta generazione, desiderosi di riconnettersi con le proprie radici, rappresentano le prime nazioni ed aree culturali in cui portare avanti le indagini necessarie di profilazione dei potenziali utenti del segmento turistico delle radici. Ad esempio, con i suoi 1.050.000 italiani residenti all’estero, l’Argentina è infatti il paese di lingua neolatina con la più grande collettività italiana nel mondo, ed è di conseguenza uno dei principali bacini d’utenza dei potenziali viaggiatori delle radici, che l’Italia, ed in particolare le sue regioni meridionali, si prepara ad accogliere sempre più numerosi, a patto di strutturare e qualificare i diversi elementi culturali e in termini di beni e servizi reali, un’offerta a loro appositamente dedicata. Auspicabilmente le medesime linee di conoscenza e di intervento dei potenziali fruitori del nuovo “turismo delle radici” potrà essere esteso ad ulteriori aree geografiche che presentano un forte gradiente migratorio italiano. La ricerca antropologica e culturale ben orientata è infatti la prima start up di un’importantissima attività di base che permetterà a tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nel territorio nazionale e regionale di definire, affinandole, le politiche e le iniziative di promozione dei viaggi di ritorno. Un settore in cui il nostro Ministero degli Esteri è sempre con maggiore passione significativamente coinvolto con la messa in campo di linee di intervento specifiche e azioni di promozione centralizzata a livello governativo.
Si tratta, infatti, di viaggiatori che hanno esigenze molto specifiche. I viaggiatori del “Turismo delle Radici” sono utenti fortemente coinvolti in termini emotivi e relazionali, desiderano rafforzare attraverso esperienze e vettori materiali e simbolici (la lingua, l’alimentazione tradizionale, il patrimonio artistico e culturale) il legame affettivo con la propria terra di origine. Essi non possono essere considerati quindi come ‘normali’ turisti da pacchetto e tour operator genericamente mossi da motivazioni vacanziere, dato che desiderano essere accolti come membri di ritorno nella comunità d’origine e come ospiti speciali e di riguardo. Spesso cercano il coinvolgimento emotivo e la ricerca identitaria, provando anche a dare una mano una volta tornati nella loro attuale patria migratoria, attivando un passaparola positivo nei confronti dei territori e delle comunità di origine, effettuando investimenti nella terra nativa delle origini familiari, promuovendola così in modo particolarmente attivo e motivato come destinazione turistica, riacquistandone conoscenze ed elementi qualificativi e facendone conoscere i prodotti tipici e particolarità.
Il turismo delle radici è quindi strettamente interrelato ai flussi migratori e la motivazione principale del viaggio è essenzialmente quella di ricercare il proprio patrimonio identitario distintivo attraverso l’appartenenza ad un luogo diverso da quello in cui si risiede, ristabilendo così una connessione attiva e partecipe con la storia della propria comunità d’origine e con il proprio gruppo familiare. I viaggi di ritorno al paese di origine, da sempre, costituiscono per i migranti un momento esperienziale di grande importanza nella scoperta e nella ripresa della propria identità individuale e familiare. Oltre alla visita a luoghi legati alla storia familiare, i viaggi delle radici in genere comprendono anche momenti dedicati alla ricerca genealogica e all’incontro con lontani parenti di rami familiari rimasti a vivere nel paese d’origine: la scoperta di ‘nuovi cugini’ è identificata come una delle massime aspirazioni e soddisfazioni del viaggio. Le popolazioni della diaspora migratoria italiana possono aiutare così anche ad aprire o riattivare mercati sinora marginali per attirare verso nuove destinazioni turistiche e favorire una nuova circolazione mercantile per beni locali, con la rinascita del mercato in aree locali sottoposte a fenomeni di crisi e spopolamento, restando fortemente aggregati alla vitalità della cultura e delle comunità dei paesi di origine.
I principali effetti positivi derivanti dallo sviluppo di questo nuovo turismo possono essere elencati nel modo seguente:
- Minore competitività negativa tra i territori: nella competizione sempre più agguerrita tra le destinazioni turistiche, il turismo delle radici offre la possibilità di operare in un segmento specifico per ciascun territorio (ogni comune avrà i suoi emigrati e discendenti), ovvero i turisti delle radici potranno così scegliere principalmente, ma non esclusivamente, la destinazione primaria legata alle proprie origini. Per alcuni territori a più forte esodo migratorio questo può rappresentare anche un vantaggio competitivo per l’ampiezza e la motivazione che conduce all’individuazione del target.
- Sostenibilità socio-culturale: è un turismo che ha caratteristiche tali da generare effetti positivi sul tessuto economico, ma soprattutto sul rilancio socio-culturale delle destinazioni prescelte dal Turismo delle Radici.
- Soggiorni più lunghi: dalle indagini effettuate risulta che questi turisti soggiornano mediamente più a lungo, in contrapposizione all’attuale trend del mercato turistico che vede la riduzione dei periodi (Primo Rapporto sul Turismo delle Radici), sempre più limitati ai soggiorni tipo weekend o ‘city break’ o, comunque, rispetto alle abitudini dei soggiorni turistici del formato-vacanze più genericamente caratterizzati dal soggiorno breve dalle destinazioni main stream.
- Minore stagionalità dei flussi: emigrati e loro discendenti più spesso di altri utenti sono disposti a viaggiare in periodi diversi dall’alta stagione.
- Maggiore propensione all’acquisto di prodotti artigianali e produzioni tipiche locali: i turisti delle radici apprezzano molto l’enogastronomia dei loro luoghi di origine, ma anche i prodotti artigianali distintivi e i beni artistici locali, generando un incremento dell’export. Il mercato dei ‘beni nostalgici’ può, tra l’altro, favorire i piccoli produttori artigianali presenti sulla scena locale.
- Interesse verso le destinazioni locali e i centri minori: questi turisti sono disposti a raggiungere siti meno visitati, piccole comunità e paesi isolati e lontano dalle rotte più frequentate e dalle destinazioni tipiche di altri flussi turistici maggiori e a carattere nazionale internazionale, viaggiando per rivedere luoghi legati alla storia familiare, incontrare amici e parenti, partecipare a eventi locali di tipo religioso o ricorrenze legata alla vita comunitaria, e così via.
- Ruolo di opinion leader, ambasciatori e investitori, dei “turisti delle radici”: gli emigrati e i loro discendenti promuovono spontaneamente e con specifiche motivazioni d’impatto la propria terra di origine (nazione, regione, comune) presso i Paesi e le comunità di emigrazione in cui risiedono. Spesso sono anche interessati ad investire in attività imprenditoriali di tipo primario, in beni e servizi.
- Intreccio con varie forme di emigrazione e con altri fenomeni di consumo turistico, quali: wedding tourism, edu-tourism, turismo enogastronomico, retirement migration, turismo ambientale e artistico, riqualificazione territoriale, utilizzazione delle seconde case e del patrimonio edilizio dismesso, e così via, che ne amplificano sistematicamente gli effetti in termini di rinascita del mercato in aree locali a forte gradiente di crisi.
Copyright Mauro Francesco Minervino © Esperia_20Venti, 5 maggio 2022