Pubblicato in Interviste, News
10 Giu 24 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Monica Sassi, presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno
La Fondazione Cassa di Risparmio Foligno è un importante ente privato locale dell’Umbria. Sono molte le iniziative e i progetti che toccano diversi aspetti, promosse negli anni e che si continuano a realizzare e sostenere. Quali sono le finalità della Fondazione?
La storia trentennale della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno è certamentecostellata da tante esperienze e sensibilità che hanno saputo raccogliere ed interpretare i bisogni della realtà di riferimento, in un contesto che è in continua evoluzione ma che ha un’attitudine di fondo, cioè la costante tensione verso i valori fondanti dell’Europa unita, come proprio di ogni Fondazione: la dignità, la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà. La Fondazione mette al centro del suo operato il supporto per un futuro sostenibile, con l’obiettivo di preservare e valorizzare valori trasversali, quali la centralità della persona in ogni dimensione sociale e la corresponsabilità nella cura dell’ambiente, nella promozione del benessere economico e sociale e nella valorizzazione della cultura attraverso la trasmissione dei saperi.
I settori principali della Fondazione sono arte e beni culturali, ambiente, volontariato e filantropia, educazione, istruzione e formazione, ricerca scientifica, sviluppo locale, salute e medicina. Tra le iniziative rilevanti va sottolineato il costante impegno verso importanti realtà culturali del nostro territorio, in tutti gli ambiti dalla musica alla danza al teatro all’arte. Molte sono le iniziative per la tutela del patrimonio, il mantenimento delle tradizioni e il supporto alle attività editoriali compreso il nostro annuale calendario artistico. A questo si aggiungono le numerose mostre organizzate in questi anni presso il nostro Centro Italiano Arte Contemporanea (CIAC), con l’obiettivo di avvicinare ad esso un pubblico sempre più vasto e di sostenere i giovani artisti. Oggi il CIAC può considerarsi stabilmente parte del circuito nazionale e internazionale di arte contemporanea. La presenza del capolavoro di Gino de Dominicis, la “Calamita Cosmica”, nel secondo polo museale della Fondazione, ossia l’ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata, ha elevato il CIAC a secondo sito umbro più ricercato sul web dopo la Galleria Nazionale dell’Umbria.
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La Fondazione Cassa di Risparmio è appunto proprietaria della collezione permanente del polo museale composto dal Centro Italiano Arte Contemporanea (CIAC) e dall’ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata, “casa” dell’opera Calamita Cosmica di Gino de Dominicis. Che ruolo hanno per Foligno e l’Umbria questi luoghi dell’arte contemporanea?
Il CIAC e l’ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata rappresentano il punto di arrivo di un’attenzione diffusa e crescente della città Foligno verso la ricerca artistica contemporanea, iniziata negli anni ’60 con importanti mostre, convegni e contatti con collezioni d’arte autorevoli nazionali e internazionali. La Fondazione ha raccolto la diffusa domanda culturale proveniente dalla città, proponendosi di conservarla e di svilupparla, facendole acquisire così un’attività dinamica.
Lo spazio in via del Campanile è stata inaugurato nel 2009, con la collezione permanente e gli ambienti per le esposizioni. Nel 2011, dopo una lunga e importante ristrutturazione curata insieme alla regione Umbria, è stato possibile inaugurare dopo due secoli il recupero dell’ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata, salvandola dalla rovina e acquisendola al patrimonio collettivo. I due spazi attualmente sono un lucido e concreto esempio di rigenerazione urbana che ha contribuito oltremodo ad una rigenerazione culturale ed è fucina di idee e produzione culturale sempre crescente e attiva, di cui andiamo certamente fieri. Oggi il progetto culturale della Fondazione sviluppa attraverso il CIAC la sua attività in più direzioni: convegni, seminari, attività editoriali, mostre temporanee, servizi educativi rivolti alle scuole e ai gruppi sociali. In sintesi una sensibilizzazione diffusa verso l’arte contemporanea.
Il programma culturale della Fondazione per il 2024 prevede eventi rivolti a vari target di pubblico. Può spiegarci nel dettaglio?
Il programma che abbiamo presentato nei mesi scorsi prevede mostre temporanee al CIAC, laboratori didattici per scuole e famiglie e un ciclo di incontri che spaziano dall’arte all’architettura, passando per la fotografia. Nello specifico i temi delle conferenze sono “Arte al presente. Racconti sul contemporaneo” e “Territorio, città e architettura”. Nella serie “Arte al presente” il primo incontro, dal titolo “Vinili visivi. La storia dell’arte contemporanea attraverso i dischi d’artista”, ha avuto come ospite Francesco Spampinato. Nel secondo incontro “I Martedì Critici. La storia degli incontri con i protagonisti del contemporaneo” il critico d’arte Alberto Dambruoso ha raccontato la felice esperienza dei Martedì Critici, che nasce nei primi mesi del 2010 quando ha aperto al pubblico la casa-studio di un artista per dare vita ad incontri dibattito fra l’opera, l’artista, i critici e il pubblico presente, con cadenza settimanale e grandissimo riscontro. Da subito si sono configurati come un contenitore alternativo, rispetto alle gallerie, per stimolare riflessioni e scambi culturali. L’ultimo evento di “Arte al presente” si terrà martedì 21 giugno con Matteo Balduzzi su “Il museo di fotografia”, spaziando così in un altro ambito dell’arte.
Parliamo ora, presidente Sassi, delle mostre realizzate al CIAC. Quale linea e quali obiettivi vengono seguiti dalla Fondazione nella programmazione, insieme con il direttore artistico avv. Italo Tomassoni?
Ci tengo a sottolineare che il CIAC non è solo un contenitore di opere, ma un dispositivo dinamico in cui l’arte si intreccia con la vita delle persone, con l’attualità e la società. L’obiettivo, in linea con la mission istituzionale, è quello di promuovere e diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea al suo interno e nel territorio che è realmente senza confini. Lavorare dentro e fuori dal Centro è sempre stata una caratteristica fondamentale dell’attività. Molti progetti sono stati dedicati a favorire la partecipazione del pubblico, in tutte le declinazioni in relazione al lavoro degli artisti e alla programmazione museale. Ogni mostra ha avuto i suoi obiettivi, dipendenti dalle visioni dei curatori e del direttore artistico avv. Italo Tomassoni, ma anche dalle tendenze culturali del momento e dagli obiettivi istituzionali della governance della Fondazione. Questo anche alla luce del fatto che all’interno del nostro consiglio di amministrazione sono tuttora presenti professionalità con competenze specifiche in arte contemporanea e questo chiaramente ha intrecciato le volontà. L’obiettivo principale, quindi, è stato sempre di esplorare diversi media artistici, dalla pittura alla scultura dalla fotografia alla video arte, cercando comunque il coinvolgimento della comunità anche attraverso workshop, laboratori e aperture straordinarie.
Ciò che ci prefiggiamo ulteriormente è di integrare al meglio i due poli, con progetti culturali che li leghino e in particolare di fare network con le varie realtà del territorio a livello locale e regionale, come ad esempio Palazzo Collicola a Spoleto, Palazzo Lucarini a Trevi o la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. La Fondazione deve quindi essere sempre più un soggetto proattivo, frutto di studio e ricerca anche da esportare. Un esempio è la mostra organizzata a Palazzo Reale di Milano dedicata all’architetto Giuseppe Piermarini originario di Foligno.
Come consiglio di amministrazione auspichiamo poi un sempre maggiore coinvolgimento dei giovani, portatori sani di idee e soggetti promotori di iniziative che possono a loro volta coinvolgere i loro stessi coetanei.
Qual è la prossima mostra di arte contemporanea in programma al CIAC?
È dedicata all’artista Vettor Pisani, che ha elaborato una visione dell’arte molto particolare, ispirata al mito e alle credenze magiche religiose delle dottrine anteriori al Cristianesimo. Le sue opere visionarie affrontano il problema della verità nell’arte con i grandi temi dell’esistenza. Trovò ispirazione nel pensiero di Schopenhauer e di Nietzsche, ma anche nella cultura dell’alchimia e della psicoanalisi, e della contemporaneità condivide criticamente anche le opere di Gino de Dominicis, autore della nostra “Calamita Cosmica”. La mostra conterrà oltre 50 opere selezionate tra la produzione degli anni ’70 e gli intensi anni successivi, oltre ad un raro materiale fotografico delle sue performance, altrimenti non documentabili. La Fondazione produrrà anche il catalogo. Questa mostra è indubbiamente una bella sfida per la Fondazione.
Intervista a cura di Sara Stangoni