Pubblicato in Interviste, News
20 Feb 23 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: SYLVAIN BELLENGER, Direttore Generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte
Sylvain Bellenger è Direttore Generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte dal novembre 2015. In precedenza ha lavorato negli Stati Uniti all’Art Institute di Chicago (2012-2015) come Searle Chair and Curatore del Dipartimento di Pittura e Scultura Europee dal Medievo al ventesimo secolo. Ha lavorato all’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi dal 2005 al 2010 in qualità di Conservateur en Chef du Patrimoine, inoltre ha diretto come Chair and Curator il Dipartimento di dipinti e sculture europei e americani del Cleveland Museum of Art dal 1999 al 2005.
Gli abbiamo chiesto la sua visione sulla gestione e i progetti in corso di questo importante luogo di cultura della Campania.
Parliamo della politica per le mostre al Museo di Capodimonte. Che linea è stata seguita in questi anni e cosa è in programma per il 2023?
Il prossimo 9 marzo inauguriamo la mostra “Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale” in collaborazione con il Museo Prado di Madrid che porterà a Napoli un nuovo sguardo sulla fervida stagione degli artisti spagnoli presenti in città nei primi anni del Cinquecento e soprattutto riporterà in città, dopo 400 anni, la Madonna del pesce di Raffaello realizzata per la cappella del Doce di San Domenico Maggiore. Inoltre, dal 7 giugno 2023 il Museo di Capodimonte sarà il protagonista a Parigi della mostra che il Louvre ci dedica: per la prima volta a confronto i grandi capolavori della storia dell’arte, due collezioni straordinarie, due musei che dialogano e due città che si incontrano. Napoli a Parigi è il sottotitolo della mostra che ben sintetizza l’intensa stagione culturale di eventi che la capitale francese dedicherà a Napoli, alla sua musica, alla sua letteratura, al suo cinema.
Le mostre sono eventi importanti nella vita dei musei, per la semplice ragione che esse scrivono la storia dell’arte. Il semplice fatto di avvicinare, raggruppare, fare vedere in un contesto nuovo le opere d’arte permette di cambiare visione, di dare nuove attribuzioni, di muovere le acque della storia. La storia non è mai scritta per sempre, c’è sempre qualcosa da scoprire, da correggere ma lo sguardo sul passato dipende molto del presente. Per quanto riguarda la linea seguita per le recenti esposizioni a Capodimonte, abbiamo definito dall’inizio, nel 2017, tre direzioni coerenti. La prima è quella delle grandi mostre monografiche che studiano grandi artisti legati a Napoli. La città di Napoli non è un centro come Firenze, Parigi, Roma, Napoli è una grande città portuale, un luogo di passaggio, la sua storia è profondamente cosmopolita anche perché i poteri napoletani per secoli sono stati poteri esteri.
Tra queste citiamo le mostre Picasso e Napoli: Parade (8 aprile-10 luglio 2017), Caravaggio Napoli (12 aprile-14 luglio 2019), Gemito, dalla scultura al disegno (10 settembre 2020-15 novembre 2020), Luca Giordano, dalla Natura alla Pittura (8 ottobre 2020 – 11 aprile 2021), Il patriarca bronzeo dei Caravaggeschi: Battistello Caracciolo (1578-1635) (9 giugno-1 novembre 2022). Abbiamo in programmazione in futuro le mostre su Antonio De Bellis affidata a Vittorio Sgarbi e la mostra sulla famiglia Vaccaro affidata a Stefano Causa. Ora con la mostra Gli Spagnoli a Napoli stiamo studiando gli artisti iberici trasformati dal viaggio a Napoli, ma anche i napoletani trasformati dagli spagnoli. La storia del Rinascimento italiano, l’importanza da Vasari nella letteratura e nella tradizione anglo-sassone da Berenson in poi si è fermata al Nord, il rinascimento meridionale rimane tutto ancora da scoprire. Napoli è una città che riflette molto sulla storia dell’arte, sui suoi metodi e i suoi principi. La storia dell’arte come è stata scritta, da Vasari a Longhi, non corrisponde bene alla movimentazione napoletana che si spiega meglio con il metodo, la grammatica storica di Fernand Braudel o di Federico Zeri, che privilegiano giustamente la contaminazione, la porosità, per usare le parole di Benjamin, uno degli storici che ha capito meglio Napoli nella storia.
La seconda serie di mostre è stata una trilogia dedicata proprio alla scrittura della storia dell’arte e al ruolo dei musei in questa scrittura: Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017-11 novembre 2018), Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere (21 dicembre 2018-15 ottobre 2019) e Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica (21 settembre 2019-10 ottobre 2021), quest’ultima una vera festa della Napoli del 700, capitale della musica e di tutte le arti. Una mostra deve anche essere uno spettacolo, un’emozione visiva, non può essere solo la visione di un professore, secondo il vecchio concetto di mostra scientifica. Capodimonte nel passato fu già all’avanguardia tra le mostre internazionali con la grande esposizione sulla civiltà napoletana, mostre che rimangono ancora oggi di riferimento.
Un’altra dimensione della politica culturale stabilita nel 2017 è quella delle mostre-focus, più ridotte come una dimostrazione unica: ‘l’Opera si racconta’ in cui abbiamo isolato e studiato nel suo contesto un’opera e gli ‘Incontri sensibili’ con cui artisti contemporanei si sono confrontati, quindi fuori dal limite storico del contesto, con i capolavori della collezione storica di Capodimonte. Tra le mostre-focus ‘L’Opera si racconta’ ricordiamo Vermeer. La Donna con il liuto (18 novembre 2016-9 febbraio 2017), Van Gogh. I capolavori ritrovati: l’arte e la legalità (7-26 febbraio 2017), Il Cristo in croce di Van Dyck (11 maggio-12 novembre 2017), La parabola dei ciechi di Bruegel. Poema per orchestra, interpretazione musicale di un quadro (17 novembre 2017-4 marzo 2018), La sacra conversazione di Konrad Witz (24 marzo 2018-19 febbraio 2019), Canova. La Letizia restaurata (6 maggio 2019-5 aprile 2020), L’Ottocento e la pittura di storia: Francesco Jacovacci (18 gennaio-11 aprile 2021), Raffaello a Capodimonte. L’officina dell’artista (10 giugno-28 novembre 2021) e Cecily Brown a Capodimonte. The Triumph of Death (10 febbraio-30 settembre 2022). Per le mostre-focus “Incontri Sensibili” possiamo citare Louise Bougeois – Francesco Guarino (26 marzo-17 giugno 2017), Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia (1 luglio 2017-7 gennaio 2018), Paolo La Motta guarda Capodimonte (30 giugno-30 ottobre 2018), Jan Fabre. Oro Rosso (30 marzo-15 settembre 2019), Yeesookyung. Whisper Only to You (12 ottobre 2019-13 gennaio 2020), Christiane Löhr incontra Capodimonte (26 settembre 2020-11 aprile 2021), Diego Cibelli. L’arte del Danzare assieme (13 maggio-2 novembre 2021), Andrea Bolognino. Cecità, accecamento, oltraggio (13 gennaio-18 aprile 2022) e Salvatore Emblema (26 maggio-30 ottobre 2022).
Tra grandi mostre e mostre-focus, il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha allestito più di 30 esposizioni dal 2017 ad oggi. In tutte abbiamo prestato sempre massima cura negli allestimenti e posso già anticipare che i prossimi lavori che partiranno nella Reggia, oltre a migliorare l’efficientamento energetico della stessa, realizzeranno nuovi allestimenti di ultima generazione tecnologica, con una grande attenzione al lighting museale.
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Dal suo insediamento il Real Bosco è uno straordinario “museo vivente” restituito alla città. È stato un progetto complesso, quali difficoltà avete affrontato e come?
Quando sono arrivato a Capodimonte, il bosco non aveva un regolamento, ognuno lo viveva senza rispetto per gli altri e per le varietà botaniche che custodisce questo prezioso giardino storico. C’erano seri problemi di sicurezza personale, si aveva paura di inoltrarsi nei viali per la paura di essere scippati o di trovare siringhe a terra. Ora, la realtà è totalmente cambiata dimostrando la straordinaria flessibilità dei Napoletani e il loro bisogno e rispetto per un mondo più civile e più accogliente. Oggi, ognuno ha i suoi spazi: aree per il fitness, panchine e aree picnic per riposarsi, aree cani, campi di calcio, di rugby e di cricket. Abbiamo reso il bosco sicuro grazie a una vigilanza dinamica che ci ha permesso di convincere il pubblico ad addentrarsi nei viali e non rimanere solo sullo Spianato intorno alla Reggia. Abbiamo proceduto a un restauro architettonico del Giardino tardo-barocco, ripristinando il taglio a grottone del viale centrale e il taglio verticale degli altri filari, abbiamo censito i singoli alberi e procediamo a un ‘governo del bosco’, tenendo conto della sua natura di organismo vivente e non più a una semplice manutenzione. Abbiamo reintrodotto, grazie a una collaborazione con il servizio veterinario dell’Asl Napoli 1 Centro, tipologie di rapaci diurni e notturni che qui trovano il loro habitat ideale. In tutti i nostri interventi, inoltre, prestiamo grande attenzione alla sostenibilità: abbiamo rifatto l’impianto di irrigazione utilizzando solo acqua piovana con un sistema intelligente che misura l’umidità del terreno e ci consente di risparmiare acqua. Il giardino è il migliore dei mondi e invita a comportamenti rispettosi e civili. Penso che il giardino sia il migliore dei modelli educativi possibili e sicuramente il mondo sarebbe migliore se fosse governato dai giardinieri.
Saranno intrapresi nuovi progetti di valorizzazione anche per questi spazi?
Un giardino è un’opera d’arte viva e chiede un restauro continuo, va curato come un corpo. Completeremo l’area fitness e vogliamo realizzare spazi gioco per i bambini, che rappresentino anche un modo per veicolare i nostri valori di sostenibilità e rispetto per l’ambiente.
Il bosco poi rientra a pieno titolo nella nostra programmazione culturale e artistica. Nel prossimo mese di aprile inaugureremo l’opera di Marisa Albanese, Massi Erratici, che dalle pietre del bombardamento del 1943 ha creato un monumento colossale, omaggio alla Rinascita. Insieme alla chiesa di San Gennaro decorata da Santiago Calatrava questa opera d’arte contribuirà a identificare sempre di più il bosco come un luogo culturale.
Direttore Bellenger, può dare il suo consiglio su qualcosa che non deve sfuggire a chi visita il Museo di Capodimonte?
Capodimonte è una grande collezione, quasi tutti i grandi artisti della storia dell’arte italiana, e non solo, sono presenti e lo sono al più alto livello, con veri capolavori. Capodimonte è un giardino gigante, un museo botanico, un centro di ricerca che funziona già da 2017, una manifattura-scuola della porcellana, tra poco sarà anche una scuola dei giardinieri, una scuola della digitalizzazione, un bistrot già aperto e tra poco un ristorante nel Giardino Torre, l’orto e il frutteto della corte. Capodimonte è la dimostrazione che visione e gestione possono riunire il patrimonio storico e il mondo contemporaneo. Mi auguro che quando sarà aperto il museo Marcello e Lia Rumma, quando sarà aperta la casa Mimmo Jodice per la fotografia Capodimonte sarà un luogo di cultura, di benessere e di socializzazione dove si potrà trascorrere una giornata intera. La nostra offerta culturale è cosi vasta e variegata e ognuno qui può trovare la sua personale sintonia con un’opera d’arte. Stiamo prestando molta attenzione a tutti i tipi di pubblici e, a dicembre scorso, abbiamo dotato alcuni capolavori di didascalie in lis e in is per persone sordomute, inquadrando il QR code si ha accesso con il proprio smartphone a video in lingua dei segni italiana e in lingua internazionale dei segni. La cosa che non deve sfuggire a chi visita Capodimonte è la riflessione che la cultura siamo noi, noi stessi, ogni individuo con la sua sensibilità. La cultura è integrazione, curiosità e gioia.
Intervista a cura di Sara Stangoni
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