LOUVRE ABU DHABI, SE FOSSE D’ESEMPIO ANCHE PER L’ITALIA?

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09 Ott 17 LOUVRE ABU DHABI, SE FOSSE D’ESEMPIO ANCHE PER L’ITALIA?

I più grandi musei del mondo non sono soltanto luoghi di esposizione e conservazione.

La fama del loro nome, la potenza del loro marchio li sta trasformando in veri e propri brand che, ragionevolmente, possono espandere la propria influenza in altre zone del pianeta, soprattutto quelle nuove, considerate emergenti, che prima dell’avvento della globalizzazione non esistevano sulla carta geografica dell’arte.

l museo, infatti, gioca un ruolo di educazione culturale, crea un contesto, avvia scambi, permette la libera circolazione delle opere, soprattutto quelle nascoste ai visitatori e stipate nei magazzini.

L’attesa apertura del Louvre Abu Dhabi è dunque fissata per il prossimo 11 novembre e c’è da scommettere che la capitale degli Emirati Arabi farà di tutto per realizzare un museo vero e proprio, con regolare flusso turistico, e non uno di quegli spazi fantasma che funzionano solo nei giorni dell’inaugurazione per poi ritornare cattedrali (anzi moschee) nel deserto. Altrimenti non si spiegherebbe l’investimento miliardario, a cominciare dall’edificio affidato al Pritzker Prize Jean Nouvel, e concepito in dodici percorsi che si snodano dall’antichità, attraverso l’arte classica, fino al moderno per raggiungere addirittura il contemporaneo. Sono gallerie cronologiche e tematiche che vanno dalle prime rappresentazioni figurative, quindi l’Antico Egitto, i capolavori pittorici dei secoli d’oro, Impressionismo, avanguardie del ‘900 e, a sorpresa, l’arte di oggi con interventi, tra gli altri, di Ai Weiwei, Giuseppe Penone e Jenny Holzer.

E i musei italiani? Perché non sintonizzarsi su questa stessa politica di sedi distaccate, considerando l’immenso patrimonio di cui disponiamo, esposto solo in piccola parte? Eccellenze come gli Uffizi a Firenze, il Museo Egizio di Torino, Pompei, la Galleria dell’Accademia a Venezia, potrebbero implementare di molto i guadagni ipotizzando join ventures con facoltosi califfi e sultani? È noto che la nostra legislatura in merito ai beni culturali sia molto restrittiva ma, al contempo, è impossibile ignorare che una nuova strada è tracciata.



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