18 Dic 22 Progettazione europea nell’ambito della cooperazione internazionale: come avvicinare nel modo giusto questa opportunità
Il nodo, o meglio il ganglio, di tutte le ipotesi di gestione delle destinazioni turistiche è come finanziarle. Le magre casse comunali soffrono per un investimento il cui ritorno economico per il territorio è spesso difficile da quantificare, le più ricche casse regionali agiscono su ambiti e con strategie “diverse”. La progettazione diventa una golosa opportunità ancora scarsamente esplorata. Parlo in particolare, per mia esperienza diretta, della progettazione europea nell’ambito della cooperazione internazionale. Proprio nei giorni in cui si stanno aprendo i bandi per ricche programmazioni di cooperazione territoriale bilaterale e multilaterale (Interreg Italia-Croazia, IPA) ritengo importante che quanti più amministratori conoscano queste opportunità sicuramente di finanziamento ma soprattutto di apertura ad altri omologhi europei e di Paesi in preadesione.
La cooperazione europea tramite bandi territoriali ritengo sia una delle strategie di lungo termine più azzeccate dell’Unione Europea per formare una cittadinanza europea coesa e consapevole e su questa basare la creazione di scambio di buone pratiche (tema centrale, ad esempio, nei bandi Interreg Europe) e di innovazione tecnologica (a volte) e di processo (molto più spesso) su diversi ambiti spesso anche a tema turistico. Per l’UE l’ambito turistico è uno dei più importanti perché consente di superare più facilmente campanilismi che mai sono propri dei turisti, ma che resistono solamente negli ambiti territoriali locali. Consapevoli che molte destinazioni turistiche europee sono concorrenti tra loro e, attraverso il web, facilmente comparabili sia in termini di qualità dell’offerta che di accessibilità che di costi, la cooperazione consente, in prospettiva di lungo termine, di creare nei fatti quello che già è presente nella mente dei turisti stranieri di lungo raggio (Stati Uniti, Australia, Cina solo per citarne alcuni): l’Europa è una unica destinazione turistica. Il turista di lungo raggio infatti sceglie di andare in Europa prendendo un hub di accesso comodo (Francoforte, Parigi, Londra, Roma, Madrid) per poi spostarsi internamente tra i vari Paesi senza percepire nulla di diverso di quando un italiano, viaggiando per l’Australia, si trova a guidare lungo la Great Ocean Road e poi ad ammirare il monolite di Uluru fino a navigare in barca a vela in Tasmania. Per un turista australiano visitare un borgo italiano, poi andare in bicicletta in Olanda e terminare la vacanza con una paella a Barcellona è del tutto normale. Così la progettazione europea di cooperazione internazionale tende a renderci consapevoli che abbiamo molto più in comune con i nostri vicini di quanto la politica locale, a volte, tenda a nascondere.
Come amministrazione locale partecipare ad un bando di questo tipo significa innanzitutto verificare che le proprie priorità locali collimino con lo spirito del bando: se, come mi è capitato, si partecipa ad un bando allo scopo di fare scambio di buone pratiche ma ci si sente così forti da dire, in un incontro pubblico: “Io vi condivido le mie, ma non ho nulla da prendere da voi perché sono il migliore in questo campo” (frase che riporto e che ho realmente ascoltato, purtroppo), allora abbiamo preso il bando (ed il dirigente per portarlo avanti) sbagliato. Così come, altra citazione che riporto pedissequamente: “Col cavolo che condivido la strategia di marketing con questi che poco alla volta ci stanno portando via tutto il turismo balneare sul quale abbiamo basato la nostra economia stagionale”. Era un bando Interreg Italia-Croazia su strategie di marketing condivise a tema di turismo sostenibile. Potrei fare altri mille esempi tra personale assegnato al progetto che non parla inglese (l’inglese è la lingua in cui deve essere redatto ogni singolo documento ed in cui si tengono tutti gli incontri di partenariato e di progetto) e gare per le consulenze esterne scritte per complicare la vita a chi intendesse partecipare (oltre che per le commissioni che devono valutare i candidati).
La progettazione europea fa gola a molte amministrazioni locali perché è molto ricca in termini economici (ho seguito un progetto in cui una singola amministrazione locale ha avuto assegnati oltre 600.000 euro da spendere!), è relativamente facile approcciarvisi (a patto di affidare la progettazione a soggetti competenti e di esperienza che hanno già una rete di partner da attivare al bisogno, in base ai territori ed alle tematiche) ed è politicamente molto appagante in quanto gli incontri internazionali, in piccoli centri, hanno sempre quell’aspetto esotico che porta consensi (“Hai visto? Sono venuti da… per visitarci, questi ci mandano un sacco di turisti, bravo Sindaco!).
La progettazione europea, però, richiede molto impegno da parte del personale dell’amministrazione che si somma agli impegni preesistenti, competenze, non solo linguistiche ma specificatamente almeno di gestione amministrativa se si vuole dare tutto il resto in esterno ai privati, ma soprattutto necessita di una ferma volontà di condivisione con soggetti misconosciuti, lontani geograficamente e, a volte, percepiti come concorrenti (commerciali e/o politici) o poco interessanti. Superare queste difficoltà ed accedere a queste ingenti risorse può cambiare l’approccio alla gestione della destinazione da parte dell’amministrazione ma anche, spesso, l’approccio al mercato degli operatori locali. Li fa crescere.
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.
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