10 Giu 24 Turismo accessibile: cosa fare e come comunicare con chi ha una disabilità, in particolare visiva?
Mai come per questo articolo mi trovo a scrivere con un coinvolgimento personale ed emotivo che deriva da un’esperienza di un weekend come accompagnatore di un gruppetto di non vedenti ed ipovedenti della Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – sezione provinciale di Pesaro-Urbino a Spalato, in Croazia. Tutto inizia dal già citato progetto Interreg Italia-Croazia “OMNIS” che, tra le attività di progetto, ha previsto uno scambio internazionale di stakeholders non vedenti ed ipovedenti per testare l’accessibilità di alcuni servizi turistici proposti sulla costa orientale dell’Adriatico.
Quei due giorni mi hanno “aperto gli occhi” su cosa effettivamente vuol dire accessibilità di una destinazione e consiglio a tutti gli amministratori delle destinazioni turistiche italiane di fare questa esperienza in prima persona prima di attivare progetti di infrastrutture o erogare sovvenzioni su questo tema. Gli stakeholders che hanno partecipato a questo evento mi hanno insegnato molte cose, le principali delle quali le riassumo a beneficio di tutti noi.
L’approccio alla disabilità, in particolare visiva, necessita di preparazione. Bisogna formarsi sulle necessità del non vedente, se si trovano corsi specifici, ma il primo aspetto da analizzare parte dal semplice buon senso: al disabile visivo si deve approcciare con naturalezza (senza far percepire imbarazzo, qualora ci fosse), ma soprattutto immedesimandosi nel suo stato.
Porto due esempi per spiegarmi meglio: trasferimento in minivan abbastanza lungo, contemplo il paesaggio immerso nel mio silenzio, gli altri passeggeri o dormono o si chiedono cosa ci sia là fuori e perché nessuno glielo racconta, mi accorgo di aver sbagliato sul traghetto di ritorno, dopo due giorni. La condizione di cieco potrebbe essere sopraggiunta nel tempo quindi raccontare un paesaggio montuoso, brullo, con un blu del cielo vivido e qualche vecchia casa colonica lungo la strada a testimoniare la fatica di prendersi cura di quel territorio sarebbe stata una descrizione sufficiente, forse, per rendere attivo anche il noioso trasferimento.
Secondo esempio: pranzo organizzato nella location di una famosa serie televisiva, luogo carico di aneddoti e personaggi che però nessuno ha raccontato al gruppo di disabili, i quali hanno solo pazientemente accettato una serie di scalini sconnessi per poter pranzare nei pressi di una piccola cascata. Anche in questo caso la mancanza di comunicazione ha reso vana la scelta del ristorante e quindi ridotto l’esperienza al solo senso del gusto.
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persone che significativamente entreranno in contatto con loro al giusto registro comunicativo. Non parlo di lingua quanto di approccio, paziente, cortese ma chiaro di quanto sta accadendo e di come comportarsi per sentirsi al sicuro (come primo, ovvio, obiettivo) e per godersi l’esperienza appieno. Il secondo aspetto focale nell’accoglienza dei disabili visivi è l’importanza del senso del tatto: i musei devono consentire di toccare i reperti (nel nostro caso addirittura è stato consentito di indossare una cotta di maglia in argento realizzata oltre 200 anni fa). Anche le attività esperienziali vanno progettate con attività artigianali pensate per essere realizzate, con pazienza e impegno, da tutti, disabili compresi, possibilmente senza un aiuto invasivo. Finanche le degustazioni vanno ripensate ponendo i vini ed il cibo in modo che, col solo senso del tatto e dell’olfatto, sia possibile fruirne.
La parola chiave del turismo accessibile è il tempo. Vale per tutte le disabilità, ma ancora di più per il non vedente: spiegare la storia di una città a partire dalla ricostruzione tattile della stessa in epoca antica e lo stato attuale è sicuramente un ottimo supporto ma il tempo della visita stessa scorre decisamente più lento rispetto ai canoni tradizionali. Per questo, all’inizio, ho parlato di formazione all’accoglienza dei disabili come fattore essenziale. Senza una adeguata formazione la guida turistica procederà a passi veloci anche in mezzo ad una calca di turisti, non descriverà in modo dettagliato un quadro o un arazzo perché darà per scontato che tutti possano coglierne i particolari da soli. Ma non tutti possono! Senza una adeguata formazione l’addetto alla reception ti chiamerà il taxi per andare in centro storico, ma non ti accompagnerà all’auto quando il tassista sarà arrivato nel parcheggio dell’hotel. Senza una adeguata formazione il cibo di accompagnamento di una degustazione di vini non sarà messo casualmente (o per meglio dire “a soli fini estetici”) sul piatto, ma sarà posto nell’ordine in cui va mangiato in abbinamento con il vino all’assaggio. Il disabile visivo è in grado di fare tutto se adeguatamente supportato, anche le recensioni online e i post sui social network. Non è stupido, è solo cieco.
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.