07 Mag 22 Turismo della costa: come attrarlo verso le visite nell’entroterra
L’ho chiesto. Sì, ho svolto una ricerca durata un’intera stagione estiva, nel 2016, chiedendo agli avventori di una piccola destinazione di turismo balneare, immersa in un parco naturale con 70.000 presenze annue, quali sarebbero state le motivazioni per convincerli a dedicare qualche ora della propria vacanza all’entroterra. Le risposte, qualche centinaio ma la tendenza è inconfutabile, hanno indicato chiaramente che chi sceglie una vacanza balneare vuole stare lì, in spiaggia. Gli unici motivi credibili per cercare mete alternative nell’entroterra sono il brutto tempo e i motivi di salute. Questo fino alle ore 18. Poi ben venga un’escursione con motivazioni enogastronomiche o ludiche.
Questo pensiero ha portato a sviluppare le destinazioni balneari seguendo questo approccio: servizi in spiaggia e nelle immediate vicinanze possibilmente H24 ma, eventualmente, alternative serali con sagre ed eventi ad hoc.
L’approccio manageriale di rispondere alle esigenze chiaramente espresse dall’utenza è spesso funzionale e quindi molto apprezzato dagli operatori economici: se i turisti vogliono questo tipo di servizi noi li forniamo. Loro sono felici, noi anche. Punto.
Nel progetto di cui sopra per la piccola destinazione balneare tentai un approccio pragmatico: analizzando le previsioni meteo, si può anticipare di due/tre giorni l’informazione al cliente di escursioni, visite guidate, destinazioni a portata di auto per un half day o un full day nell’entroterra. Organizzati in mini-gruppi con ingressi esclusivi ad orari comodi e mezzi di trasporto dedicati per chi non volesse muovere la propria auto, per non perdere lo strallo tanto inseguito il giorno d’arrivo in destinazione. Stessi contenuti, ma su base individuale, distribuiti presso le farmacie, parafarmacie e rivendite di prodotti solari per le scottature.
I messaggi dei turisti, al ritorno, erano in buona parte scritti così: “non immaginavo”, “tornerò in autunno/primavera”, “la prossima estate mi fermo di più”, ecc.
I commenti degli operatori erano invece, quasi sempre: “se non li portava in giro mi avrebbero consumato al bar”, “col brutto tempo avrebbero potuto usare i servizi della spa”, “in fondo, il mare, è bello anche quando piove”, ecc.
A fronte di questi secondi commenti non mi fu rinnovato l’incarico per l’anno successivo e per questo mi risolsi a proporre lo stesso approccio ad una destinazione balneare ben più importante, stavolta non proponendo il servizio all’ente pubblico di gestione della destinazione ma ad un gruppo imprenditoriale turistico locale. E questa collaborazione è attiva anche oggi grazie a manager illuminati che hanno inteso come l’entroterra è una vera risorsa per la destinazione balneare. E viceversa.
I vantaggi del rapporto costa-entroterra
I vantaggi di integrare l’entroterra come asset della destinazione balneare sono molteplici: allungamento della stagionalità, del soggiorno medio, aumento della spesa sul territorio, recensioni della destinazione mediamente più alte e la grande opportunità di disintermediare dalle grandi OTA internazionali. Di svantaggi non ne ho mai trovati, se non quello che farlo costa impegno in termini di tempo ed economici, servono skill non sempre facili da trovare e soprattutto serve la volontà di andare oltre lo status quo.
Integrare l’entroterra si può fare costruendo mini-pacchetti tematici nelle diverse stagionalità, inventando eventi per nicchie di mercato ed offrendo servizi esclusivi o quantomeno raccontati come tali. Molte destinazioni stanno già lavorando su questi temi, in particolare la Liguria legato ai temi del turismo outdoor ma in generale il rapporto costa-entroterra è a pieno titolo uno dei cardini del turismo sostenibile come lo intende oggi l’UNWTO (United Nations World Tourism Organization): “quella forma di turismo che soddisfa i bisogni dei viaggiatori e dei territori ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro”. Cementificando o “airificando” (definizione delle destinazioni in cui i residenti cedono gli immobili ad uso turistico sostanzialmente abbandonando i centri storici) le destinazioni turistiche balneari di sicuro possiamo soddisfare temporaneamente i bisogni attuali dei viaggiatori, ma non ci occupiamo dei territori ospitanti e tantomeno del futuro di quelle destinazioni.
Il mare come attrattiva ancora basta al turista medio, ma la corsa al ribasso per mantenersi concorrenziali sul mercato sta incrinando il rapporto di collaborazione sociale con i residenti che consente di vivere un luogo piuttosto che fruirne. Una crescente parte dei turisti attuali e quasi tutti quelli del futuro vorranno vivere il mare come un’esperienza rigenerante all’interno del percorso di vacanza. Un bel mare e servizi di livello non saranno più garanzia di successo, se avulsi dal territorio che li circonda.
Così come per le destinazioni balneari anche per quelle dell’entroterra vi è necessità di un mutuo scambio di turisti, di strategie e di storie da raccontare. Il turista culturale, dei borghi storici, ma anche quello sportivo amante dell’outdoor così come del camperista o dell’amante delle campagne non basta da solo a soddisfare gli operatori economici dell’entroterra che bramano l’arrivo di nuovi target di potenziali clienti, perché no, in fuga (temporanea) dal mare. Quei turisti sono già lì, ad un passo, ma hanno lo sguardo verso l’orizzonte marino non verso le città, colline e monti dell’entroterra. Soprattutto i piccoli borghi che hanno fisiologicamente una scarsa capacità ricettiva e ristorativa rispetto alla costa possono garantirsi flussi importanti di escursionisti con buona capacità di spesa senza dover investire in costose infrastrutture, ma anzi preservandosi sia paesaggisticamente che socialmente dalla massificazione turistica.
Come sosteneva un mio docente alla facoltà di Economia del Turismo, ormai quasi 20 anni or sono: “Più turisti è uguale a più benessere (voti) fintanto che si trovano parcheggi per i residenti nei fine settimana, poi l’equazione si inverte”.
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.