Undertourism: riscoprire il turismo autentico

Pubblicato in Attualità, News

09 Dic 24 Undertourism: riscoprire il turismo autentico

L’ho sperimentato io stesso in ormai oltre 20 anni di lavoro nel settore del turismo organizzato. Abbiamo ridotto il mondo in un palcoscenico per turisti o meglio consumatori seriali di location per selfie: paesaggi, ristoranti, monumenti. Mancano le persone.

Mi spiego meglio.

Negli ultimi decenni, il turismo di massa ha stravolto profondamente l’essenza stessa del viaggio. Un tempo viaggiare rappresentava una sfida, un’esperienza personale capace di arricchire e trasformare chi partiva. L’accoglienza era genuina, fatta di scambi autentici e curiosità reciproca.

Oggi ci troviamo di fronte a un turista-consumatore, che si sposta con l’obiettivo di soddisfare bisogni immediati, spesso sollecitati da campagne di marketing che puntano sull’immediato e sull’apparenza. Proprio le stesse campagne su cui gli amministratori delle destinazioni, sollecitati da consulenti concentrati sui numeri (di click, di post prima che di turisti veri), investono molte risorse e dalle quali si aspettano i principali risultati in termini di flussi turistici che non sempre arrivano.

Questo cambiamento ha ridotto il viaggio ad un prodotto di consumo, privandolo della sua dimensione più profonda e significativa. E siamo stati proprio noi a creare questo modello con gli strumenti di marketing territoriale basati su immagini, identificazione dei punti di forza, influencer marketing (e conseguente spirito di emulazione dei meno avventurosi).

Il viaggiatore di una volta si immergeva completamente in nuove culture, incontrava persone e tornava arricchito da queste esperienze. Oggi, invece, il turista visita spesso luoghi lontani senza conoscerne a fondo la storia o i significati più autentici. Si concentra più sul catturare immagini che sul vivere il momento…

Questo modello consuma e spesso danneggia ciò che lo alimenta: territori, comunità, tradizioni e bellezze locali.

L’artigianato lascia spazio a negozi di brand conosciuti (i centri storici delle città d’arte sono pieni di negozi monomarca che hanno soffocato gli altri, a forza di capacità di pagare affitti sempre più impegnativi), i borghi si trasformano in attrazioni commerciali e le tradizioni vengono semplificate per adattarsi a un pubblico distratto e frettoloso.

__________________________________________________________________________

Desideri trasformare il tuo Comune
in una destinazione turistica?

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER Mete non Comuni”.

Interviste, approfondimenti, strumenti, esempi virtuosi, opportunità.

RIMANI SEMPRE AGGIORNATO CON MAGGIOLI CULTURA > CLICCA QUI

__________________________________________________________________________

La parola chiave delle poche righe di oggi è undertourism.

Si tratta di una nuova (in particolare da dopo il Covid-19) tendenza di viaggio che si oppone all’overtourism in un’ottica di scoperta dei luoghi alternativi, ancora da esplorare.

Questo paradigma mira a valorizzare destinazioni meno conosciute, spesso lontane dai circuiti di massa. Promuove un turismo lento, autentico e rispettoso, che permette di vivere esperienze significative e di entrare in contatto con le comunità ospitanti in modo genuino. Investire nella promozione di queste destinazioni significa non solo diversificare l’offerta turistica, ma anche preservare e valorizzare le ricchezze del nostro territorio.

Ma come si convincono i turisti a scegliere questi luoghi anziché quelli già conosciuti? Questi luoghi che spesso hanno un’accessibilità più difficile, che richiedono un approfondimento per poter essere apprezzati, che necessitano della capacità di mettersi in gioco nella relazione con l’altro (e non parlo dello schermo dello smartphone dell’altro, ma proprio dell’altro come persona fisica), che richiede di parlare un po’ le lingue e di essere meno popolari sui social, perché abbiamo mancato l’imperdibile mercatino di Natale super finanziato e di cui tutti parlano per andare in quello un po’ arrangiato del piccolo borgo organizzato dalla locale Pro loco.

Non ho una risposta. La sfida è veramente ardua. Sicuramente si può lavorare sull’accessibilità, inserire queste mete in itinerari tematici che comprendono comunque le destinazioni di maggiore richiamo, raccontare persone e storie uniche di questi luoghi per renderli conosciuti e motivo di una visita.

Mi viene da dire che investire in strategie che promuovano l’originalità e il valore culturale di ogni luogo è fondamentale per costruire un turismo sostenibile e di qualità. Serve educare i visitatori a un approccio più rispettoso e consapevole, valorizzando al contempo le comunità locali e il loro patrimonio. Questo significa creare sinergie tra istituzioni, operatori turistici e cittadini, lavorando insieme per rendere il turismo non solo un’opportunità economica, ma anche uno strumento di crescita culturale e sociale.

In questo modo si supererebbero naturalmente i fenomeni di gentrificazione, gli investimenti immobiliari smodati in affitti brevi, la proliferazione di panetterie, bistro e pizzerie che rendono un servizio, certamente, ai visitatori ma in modo anonimo e sostituibile da un androide perfettamente addestrato nella stesura degli impasti e nella cottura nel forno elettrico (se Musk mi copia questa idea userò questo articolo per chiedere le royalties!).

Cambiare il nostro approccio al turismo non è solo possibile, ma necessario. Si tratta di un’occasione per ripensare il viaggio come un momento di arricchimento reciproco, capace di generare valore sia per i visitatori che per le comunità ospitanti. In un mondo sempre più frenetico e standardizzato, il turismo può diventare un’opportunità per riscoprire la bellezza della lentezza, della curiosità e dell’incontro autentico. Non si tratta di tornare indietro, ma di guardare avanti con una nuova consapevolezza, costruendo un turismo che sia davvero sostenibile, umano e trasformativo. Alla fine, il viaggio non riguarda tanto la destinazione, quanto il modo in cui scegliamo di viverla. Ogni angolo del nostro Paese può diventare una porta aperta su un’umanità condivisa, su una bellezza che non ha bisogno di essere venduta, ma solo vissuta. Tornare a guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda significa restituire al viaggio il suo potere trasformativo, e non è mai troppo tardi per iniziare.

Questo articolo è frutto di una mia improvvisa presa di consapevolezza a seguito della lettura di un articolo di Giorgio Menichelli sul Corriere Adriatico. Questa lettura mi ha convinto che l’autenticità non è patinata (o meglio filtrata), ma rude e concreta.

____________________________________________________

MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

Rimani sempre aggiornato iscrivendoti alla nostra newsletter.

ISCRIVITI > clicca qui



Rimani sempre aggiornato iscrivendoti alla

nostra newsletter

 

Ricevi tutte le novità di maggiolicultura.it attraverso la nostra newsletter.